La stirpe del male
2014
La stirpe del male è un film del 2014 diretto da Matt Bettinelli-Olpin.
Se fate un giro su Rotten Tomatoes e provate a cercare Devil’s Due, probabilmente vi viene da ridere. 18% di gradimento, per quello che sembra una sottospecie di Rosemary’s Baby in POV, found footage ecc., che non è un’idea malvagia, per carità. Magari un po’ azzardata, questo sì, ma ai registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (al primo lungo dopo una decina di corti e un segmento in V/H/S) va quanto meno il merito di averci provato. Come ne sono venuti fuori? Ecco qualche commento a caso dal suddetto Rotten Tomatoes (traduzione cialtrona mia): “come guardare il video sexy di Pamela Anderson e Tommy Lee… però senza il sesso” (Kevin Carr); “un propulsore involontario di sghignazzate” (Charlotte O’Sullivan); “è a tal punto scopiazzato che potevano chiamare la protagonista Rosemary” (Rob Vaux) e via dicendo. Pochi gli danno una chance, non molto entusiasti, comunque. Il festival di insulti, matte risate e tiepide aperture continua anche su Metacritic (33/100) e imdb (3.9/10). Insomma, i presupposti per l’immane cazzata ci sono tutti. Poi si vede il film, e la prima cosa che si pensa è “dai, poteva andare peggio”. La seconda, ovvio derivato della prima, è che sia i suoi detrattori che i pochi che l’apprezzano hanno ragione: Devil’s Due qualche intuizione ce l’ha, altre poteva evitarle.
Da noi uscirà in sala l’8 maggio con il titolo La stirpe del male, ed è la storia di una giovane coppietta, Samantha e Zack, che va in viaggio di nozze in Costa Rica. Imboniti da un tassista ciarliero, passano una nottata di sbronze e sballi nei bassifondi: il giorno dopo non ricordano nulla e stanno malissimo, ma chissene, tutto normale dopo aver bevuto in quantità oceaniche. Rientrati negli USA, Samantha si scopre incinta. Tutti sono felici, ma col passare dei mesi Sam cade spesso in violente trance, comincia a divorare carne cruda (lei che è vegetariana) e usa poteri da scanner contro i preti. Intorno alla loro casa si vedono sempre più spesso inquietanti barboni, luridi e sozzi, sembrano Alice Cooper in Il signore del male di Carpenter, restano immobili a fissar le finestre e altro non fanno. Zack filma tutto con la sua videocamera e rivede i vecchi filmati alla ricerca di una spiegazione, perché tutto sembra legato a uno strano simbolo sempre più ricorrente, a quella notte folle in Costa Rica e, soprattutto, a quel dannato tassista ciarliero. Capirà troppo tardi di avere a che fare con una potente setta satanica.
Inutile girarci intorno, La stirpe del male non si distanzia di molto dai classici POV demoniaci à la Paranormal Activity o The Last Exorcism I e II, la faccenda è sempre la stessa: un montaggio di riprese amatoriali di oggetti che si rompono, giovanotte in pigiama che vagano in trance, simbolismo esoterico, robe sparate contro lo spettatore, un gran lavoro di editing sonoro e un finale violento e improvviso. L’idea poi di un Rosemary’s POV, che poteva essere la carta vincente, è limitata al citazionismo di alcuni snodi narrativi, alle volte con successo, altre meno. La stirpe del male può essere paragonato a Rosemary’s Baby come a decine di altri film (tipo Il presagio), non è la sua versione aggiornata al POV, ma è una summa di situazioni di un certo tipo di cinema, quello che ha per protagonista il tizio cornuto che puzza di zolfo.
Bettinelli-Olpin e Gillett, con La stirpe del male, offrono il loro personale omaggio al cinema del diavolo dalla fine anni ’60 in poi, nel linguaggio che oggi più lo contraddistingue, il POV e found footage. Con mezzo chilo di effetti speciali in più, però! Perché sul lato dello spettacolo, niente da eccepire, anzi, La stirpe del male ha il pregio di essere più movimentato della media e di giocare un sacco con l’effettistica, forte anche del suo budget di 7 milioni di dollari. E ci gioca molto bene, rielaborando trucchi celebri con gran perizia, mettendo tutti d’accordo su questo punto, detrattori e non. A proposito, ricordate i commentacci su Rotten Tomatoes e gli altri siti di critica? A un certo punto è intervenuto Eli Roth, che ha twittato il suo pensiero (traduzione cialtrona sempre mia): “non abbiate pregiudizi su La stirpe del male solo perché Rosemary’s Baby è un “film santo” (Holy Grail Movie). È intelligente, creativo, inventivo, e divertente”.