November
2017
November è un film del 2017, diretto da Rainer Sarnet.
Che cos’è la favola se non l’ultima strada per spiegare il senso di tutto? Cosa si direbbe del bene e del male, dell’amore e dell’odio, della vita e della morte, se non ci si rifacesse a quello strumento solo in apparenza pedagogico? In ambiente mainstream abbiamo ampiamente visto come Guillermo Del Toro utilizzi il fiabesco per donare spessore alla sua narrazione. Ciò che però è successo con November è qualcosa di altrettanto straordinario. Dall’Estonia con amore, il film diretto da Rainer Sarnet stravolge ulteriormente le regole: la favola s’impossessa dei comandi, emerge autentica e stupefacente all’interno di una trama che più basica non si può. La giovane Liina, ragazza di umili origini e promessa in sposa ad un uomo burbero e molto più vecchio di lei, è innamorata di Hans, il quale però non contraccambia tali sentimenti perché altrettanto vanamente invaghito della bellissima Baronessa del luogo. Entrambi cercheranno di realizzare il loro sogno d’amore, ricorrendo anche all’inganno e alla magia.
L’ambientazione della pellicola sarebbe improntata al verismo più schietto, se non fosse che, all’interno di quel micromondo contadino, dove la miseria e la lotta per la sopravvivenza la fanno da padroni, non facessero capolino i kratt, leggendarie creature del folklore estone nate dal patto tra gli uomini e il Diavolo. La prima surreale sequenza ci mostra uno di loro, il corpo ricostruito con utensili da agricoltore ed un teschio di animale, intento a rubare una giumenta dalla stalla librandola in aria. La gente del luogo vive di inganni, ricorre alla magia, che è appunto il più straordinario degli inganni, per continuare a vivacchiare. Il villaggio diventa così luogo fantastico dove i morti tornano a far visita ai loro parenti, tesori nascosti vengono incessantemente cercati e l’incarnazione stessa della Peste passa a mietere vittime, salvo essere beffata dai villici che, al suo arrivo, si mettono i pantaloni in testa per convincerla di “avere due culi”. Liina (Rea Lest) e Hans (Jörgen Liik), a differenza dei loro genitori e di tutto il resto della popolazione, conducono la loro esistenza alla ricerca di una felicità meno effimera, la quale ben presto si identifica con il primo innamoramento. Le loro sono e rimangono anime pure, anche nel momento in cui cedono all’uso del sotterfugio.
Sarnet costruisce un film visivamente ed emotivamente unico, attraverso un bianco e nero stupefacente che ci riporta indietro alla perfezione dei quadri di Dryer e di Bergman e che in tempi recenti è stato realizzabile solo da Haneke ne Il nastro bianco. November è inoltre valorizzato da un cast di volti genuini e meravigliosi, dai sorrisi dei due giovani protagonisti, quelli più sdentati degli anziani al ghigno del Barone del luogo (Dieter Laser, protagonista del primo The Human Centipede). Le sensazioni di tragedia imminente e malinconia si avvertono in tutto lo scorrere del racconto fino alla bellissima sequenza finale, quel bacio subacqueo che niente ha da invidiare a quello già iconico de La forma dell’acqua e che amaramente certifica l’impossibilità di essere felici in un mondo dove le persone continuano a derubarsi a vicenda e dove addirittura un kratt, quell’essere magico animato da Satana, è condannato a servire gli uomini fino a cozzare fatalmente con l’irrealizzabilità delle loro aspirazioni.