Ombre sulla lapide
L’horror e la short story sono sempre andati a braccetto, in particolar modo nella forma resa famosa dai fumetti EC Comics, e affinata da icone come Zio Tibia, del racconto breve inserito nella cornice data da un narratore, sia esso un vecchiaccio dalla pelle verde, un guardiano mistico o una delle numerose variazioni sul tema, con un finale moraleggiante in cui chi arreca l’offesa, solitamente un truffatore o un prepotente, paga il suo credito karmico con una punizione orribile e spaventosa.
Il mostro sacro Richard Corben si inserisce nel solco della tradizione con Ombre sulla lapide, una raccolta di brevi racconti a fumetti in cui, senza operare riletture radicali, a voler vedere non ne opera affatto, ripresenta questo cliché tipico soprattutto della narrativa horror cinematografica e a fumetti in un’operazione retrò in cui sembra divertirsi molto. Brevi, crudi e fulminanti, i racconti seguono uno schema più o meno fisso con la punizione che arriva con un plot twist piuttosto prevedibile, con un ribaltamento di prospettiva abbastanza intuibile anche quando, in un paio di casi, il destino infelice colpisce persone innocenti. Ad accompagnare il tutto un racconto lungo, uno sword and sorcery con venature horror, cruento e sopra le righe nello stile di Corben.
L’equazione fumetto è qui evidentemente sbilanciata verso la parte grafica. Le sceneggiature sono ancillari e funzionali al disegno di un Richard Corben in stato di grazia, un artista dallo stile personale che sembra essere incredibilmente in grado di migliorarsi un poco a ogni volume che realizza, con quel suo modo di illustrare unico e ipnotico. Un volume che, pur scontando una certa semplicità dal punto di vista della narrazione, resta un bel libro, ottimamente illustrato e tutto sommato divertente.