Glow – Stagione 2
2018
Glow è una serie tv del 2018, ideata da Liz Flahive e Carly Mensch.
La nostalgia anni Ottanta di questi tempi è una miniera d’oro dalla quale attingere a piene mani. Non sempre le produzioni che ruotano attorno ad una storia ambientata in questa decade riescono a catturarne perfettamente lo spirito, ma ciò che fa Glow va anche oltre. La serie tv originale Netflix sulle Gloriose Lottatrici del Wrestling, riesce nell’intento di trasportare lo spettatore nel magico mondo dei neon e dei lustrini, tipici degli show ‘80s dedicati ai wrestler. Ma in più regala una storia con personaggi introspettivi e di spessore, un qualcosa che travalica i confini del tempo e di una particolare epoca. Insomma, quando a farla da padrone in un intreccio narrativo sono storie di vita ben raccontate la qualità della storia stessa s’innalza. La seconda stagione di Glow (qui la nostra recensione della prima) riprende da dove tutto è finito. Le Gloriose Wrestler riescono finalmente ad ottenere un contratto televisivo, ed il loro show va in onda ogni sabato mattina. Ma ciò che sembrava ormai cosa fatta, non si rivelerà esattamente così. Ruth (la protagonista del telefilm interpretata da Alison Brie), dimostra di avere talento non solo come attrice/lottatrice nei panni di Zoya la distruttrice, ma anche dietro la macchina da presa, e ciò susciterà le gelosie ed i dispetti del regista Sam Sylvia (Marc Maron). Inoltre, il rapporto tra Ruth e Debbie (Betty Gilpin), che sembra si stia apparentemente ricostruendo, cova fuoco sotto cenere.
Per questo motivo la simpatia che Ruth nutre nei confronti del cameraman Russell (Victor Quinaz), verrà ostacolata in maniera subdola da Debbie, nel frattempo alle prese con il divorzio dal marito che l’ha tradita proprio con l’ex miglior amica Ruth. Ma ogni singolo personaggio all’interno di Glow viene esaltato, ed è protagonista di momenti importanti, o a volte d’intere puntate: come ad esempio Tammé Dawson (Kia Stevens), ovvero Welfare Queen, la quale vive il disagio di essere diventata una wrestler che interpreta una donna nera sfruttatrice del sistema di previdenza sociale americano, ed ha vergogna di raccontarlo al figlio che studia a Stanford. Oppure ancora il rapporto tra Sam Sylvia e la figlia Melanie (Britt Baron), che ora convive con lui, verrà esplorato in profondità mostrando tutte le sfaccettature di personaggi più che tridimensionali. La seconda stagione di Glow raccoglie tutto ciò che di positivo aveva seminato la prima, esaltandolo ancora di più. Oltre alle prestazioni recitative di altissima qualità di tutto il cast, ed in particolare di Alison Brie, Betty Gilpin e Sam Sylvia, ciò che rende speciale e di grandissimo livello questa serie televisiva è una scrittura pressoché perfetta. Le showrunner Liz Flahive (Homeland) e Carly Mensch (Orange is The New Black), hanno dimostrato ancora una volta di più di saper maneggiare i character femminili, e di essere in grado di costruire serie televisive ben oltre lo standard qualitativo attuale, che è già di per sé alto.
Il ritmo della serie è stato inoltre gestito nella maniera migliore abbassando il minutaggio delle puntate, e riducendolo dai classici cinquanta minuti dei telefilm standard, a trenta (generalmente la durata media di una sit-com). Le regie di questa seconda stagione si sono dimostrate capaci di esaltare le scene di lotta, durante le quali le performance atletiche del cast al femminile sono state impeccabili. Ma, nonostante lo stampo registico di base non fosse particolarmente manieristico, alcuni episodi si sono caratterizzati per punte di originalità ben sopra la media. Come ad esempio l’episodio otto, intitolato The Good Twin, all’interno del quale viene presentata un’intera puntata dello show televisivo di Glow, fatto di gustose sottotrame da B-movie (come ad esempio l’entrata in scena della gemella buona di Zoya), e chiaramente combattimenti, che restituiscono l’atmosfera tipica delle produzioni low budget degli anni Ottanta. Glow si contraddistingue quindi come una delle migliori serie televisive di questa stagione estiva, e di tutto il 2018. Non a caso, infatti, il telefilm ha ottenuto ben due candidature agli Emmy (miglior comedy, e miglior attrice non protagonista). La visione è fortemente consigliata agli appassionati di: wrestling, anni Ottanta, Orange is The New Black, comedy americane, ed in generale a tutti coloro che amano le serie televisive ben fatte.