Into the Dark – Pooka
2018
Pooka è il terzo episodio della serie televisiva Into The Dark, diretto da Nacho Vigalondo
La svolta arriva alla terza. Into the Dark aveva avuto una specie di falsa partenza: un primo episodio (The Body) carino ma per cui non ci si è strappati i capelli e un secondo (Flesh & Blood) particolarmente deludente. Con l’ultima infornata, la puntata a tema natalizio Pooka, si sono finalmente viste le potenzialità della produzione Blumhouse e del regista incaricato di dirigere questa terza unità, quel Nacho Vigalondo che già si era messo in mostra con l’ottimo Colossal. Forse la serie aveva proprio bisogno di questo: un professionista capace di mettere in scena magistralmente una buonissima sceneggiatura, firmata in questo caso da Gerald Olson. L’upgrade è quanto mai palese, anche perché, per la prima volta, siamo di fronte a un horror, sia nella trama che nelle atmosfere. A metà tra body horror e mindfuck, Pooka stupisce nella capacità di trascinare lo spettatore attraverso i risvolti di una storia priva di banalità e dominata dalla presenza ipnotica, inquietante e magari in futuro iconica dell’omonimo pupazzo.
Wilson è un attore di Los Angeles alla ricerca della grande occasione. Essa si presenterà quando, a un bizzarro provino, sarà selezionato per indossare il costume di Pooka, un nuovo pupazzo per bambini che verrà lanciato sul mercato per Natale. La sua vita sembra giunta a una svolta importante, sia dal punto di vista lavorativo che sentimentale, ma il diretto contatto con Pooka inizia a portarlo all’ossessione ed a sviluppare una seconda personalità. Tutto semplice, sembra. Invece no: dopo una buona mezz’ora in cui siamo spinti ad accettare la struttura narrativa come solida e delimitata, i nodi in un certo senso iniziano a venire al pettine. Disseminando elementi di rottura in maniera sapiente, la sceneggiatura inizia a darci i primi impulsi fino a farci uscire del tutto dalla nostra comfort zone. Sì perché cosa altrimenti sarebbe stato Pooka se non l’ennesimo horror di possessione a metà tra Clown e Annabelle? L’aver creato un pretesto, come il tema natalizio e l’altro topos del giocattolo malefico, per poi distruggerne le basi, è stata la mossa vincente di questo episodio.
Nacho Vigalondo ha poi esaltato questa storia con la sua regia. In un panorama televisivo dove talentuosi directors devono spesso sacrificare le loro idee alle esigenze estetiche della serie, la Blumhouse ha permesso al regista spagnolo di mettere sul piatto tutta la sua competenza. Il risultato è ancora una volta ottimo, specialmente nelle sequenze in cui Pooka sembra impossessarsi di Wilson: luci rosse volutamente innaturali, movimenti impercettibili di macchina e rifiuto di qualsivoglia faciloneria come il jump-scare. A metà tra Lynch e il Rob Zombie de Le streghe di Salem, Vigalondo riesce a dare la giusta connotazione al mondo che sta mostrando, aiutato anche dalla bravura degli interpreti. La gestione dei tempi narrativi è allo stesso modo lodevole, essendo impostata da subito su una dimensione onirica in cui, da un inizio all’apparenza completamente realistico, si passa gradatamente alla realizzazione del non-sense. Il finale, quello del definitivo scostamento del “velo di Maya”, arriva infine come una condanna, con le vesti di un destino che bussa inesorabile alla porta. Si consuma quindi una tragedia, il cui unico difetto sono dieci o quindici minuti di troppo, che ha risollevato le sorti artistiche della serie Into The Dark. La serie ci intratterrà ancora nel 2018 con l’episodio New Year, New You, in onda il 28 dicembre e diretto dalla regista emergente Sophia Takal. Avanti così, si spera.