Il testimone invisibile
2018
Il testimone invisibile è un film del 2018, diretto da Stefano Mordini.
Nel suo piccolo, Il testimone invisibile ha un’intrinseca ma essenziale missione: cercare di far uscire il cinema italiano, di genere e non, da un certo tipo di provincialismo bigotto; ma anche aggrappandosi ad un remake spagnolo (Contratiempo, 2016, diretto da Oriol Paulo), il film di Mordini sbaglia proprio nei punti dove dovrebbe vincere e convincere senza ombra di dubbio. Più che di un remake si tratta di una copia carbone, e proprio per questo il thriller si porta dietro sia il plot geniale e intrigante, che tutte le sue meccaniche narrative, relativi difetti compresi. La storia è quella di un uomo e una donna, lui accusato per l’omicidio della sua amante, lei penalista infallibile che vuole sapere tutta la verità così da costruire una difesa di ferro in tribunale. Lo spettatore è il terzo, destinato a subire passivamente tutta la storia cercando in quelle tante versioni proposte dal personaggio di Riccardo Scamarcio quella più coerente e fedele con gli indizi.
Un gioco di dettagli, storia e versioni cambiate di volta in volta, di risposte a domande fatte e non, e nonostante si parta con la migliore marcia per costruire un racconto pieno di brio, tensione e passione, proprio quando la risoluzione dell’aggrovigliato omicidio arriva alla fine, tutto comincia a diventare sempre meno plausibile, richiedendo un grande sforzo allo spettatore che deve abbandonare ogni tipo di difesa e accettare la progressione della storia proprio per come viene proposta, ovvero male, confusionaria e coerente solo per le proprie finalità. Esattamente come Contratiempo, Il testimone invisibile sbaglia proprio nel momento in cui dovrebbe appagare l’intelligenza dello spettatore. Il piacere del dialogo e della costruzione narrativa è un miraggio di pochi minuti, per poi cadere preda di una confusione da cui riusciamo a districarci solo grazie alla bellezza di Miriam Leone e alla ferrea prova attoriale di Fabrizio Bentivoglio.
Scarmacio ha quel solito problema emerso con Nessuno si salva da solo di Castellitto, risultando sempre poco credibile. Si perde, così, l’occasione per fare un discorso più ampio, magari anche puntellato sulla lotta sociale e politica di due uomini in situazioni estreme della vita quotidiana, chi con le sue difficoltà e chi con lodi e agevolazioni. Stefano Mordini gira come può, dove a una tecnica interessante, che già aveva convinto in Acciaio, si contrappone, appunto, una sceneggiatura che crolla minuto dopo minuto, irritando nelle fasi finali, quando il plot twist vorrebbe palesemente cancellare la confusione perpetrata fino a pochi minuti prima. Gli stessi problemi che affliggevano l’originale Contratiempo e che questo remake nostrano mette goffamente in risalto, proprio quando già dalle prime battute Il testimone invisibile promette di essere un thriller fuori dai canoni, un’opera minuziosa di dettagli e nel modo di metterli in scena. Palese sottolineatura che avremo sin da subito, con pochi elementi, la promessa di una storia da ricostruire e la stretta necessità di trovare la verità in un fiume di bugie e omissioni.