Le storie di guerra
La libertà del fumetto d’autore non è proprio per tutti. Un conto è dare all’opera la propria impronta personale, ben altro paio di maniche è ingolfare il fumetto con le proprie idiosincrasie trasformandole in manierismi sterili e ripetitivi, che finiscono per renderla prevedibile e noiosa. A volte, in tal senso, limitare il talento creativo mettendo paletti quali un genere ben preciso con tutte le limitazioni del caso non può che far bene.
Questo è il caso di Garth Ennis, un autore, in definitiva, piuttosto sopravvalutato che, a parte una prima parte di Preacher letteralmente da paura, ha la tendenza fastidiosa a sbragare indulgendo negli eccessi grotteschi e non di rado scatologici, che ne caratterizzano la scrittura, infarcendo i suoi fumetti di una volgarità stile cacca-culo-oh-quanto-fa-ridere-cacca-culo che una risata te la strappa le prime cinque volte ma alla lunga stanca. Le storie di guerra, realizzate insieme ai disegnatori Carlos Ezquerra e Tomas Aira riportano la scrittura di Ennis entro i binari di un genere ben definito che, pur riletto con una certa libertà, ha il proprio canone e impone all’autore irlandese una dose seppur minima di disciplina di cui, a conti fatti, giova non poco.
I racconti del volume sono solidi, pur senza picchi che li rendano eccezionali sono godibili, una lettura scorrevole e divertente da cui si sa cosa aspettarsi. Certo, di tanto in tanto l’esagerazione fine a sé stessa à la Garth Ennis viene fuori, ma senza pesare eccessivamente sull’economia dell’opera. Graficamente, il tratto rude di Ezquerra fa il suo lavoro adattandosi al mood ruvido dei testi di Ennis, meno convincente la prova di Aira, non ancora del tutto padrone di un segno grafico ancora acerbo e da affinare. In definitiva, Le storie di guerra diverte e si lascia leggere.