Nightmare Cinema
2018
Nightmare Cinema è un film antologico del 2018, diretto da Alejandro Brugués, Joe Dante, Ryuhei Kitamura, David Slade e Mick Garris.
Mick Garris si era già meritato una statua con Masters of Horror. In quell’epoca in cui il genere cominciava a stentare, divorato e rovinato dalla politica delle majors e del blockbuster, la sua idea fu quella di riunire i veri maestri del brivido per poter consentire di esprimere tutto il loro talento, in piena libertà creativa e senza filtri o censure. Il fatto che oggi Garris abbia realizzato un film destinato alla sala (anche grazie all’attuale revival dell’horror ad episodi) non poteva che renderci gioiosi. Gioia che si è poi trasformata in esaltazione dopo la sua proiezione nella cornice del Lucca Film Festival, a cui Garris ha partecipato portando con sé il più altisonante dei suoi colleghi di set, il padre dei Gremlins Joe Dante. Nightmare Cinema si è infatti rivelato una grande sorpresa, un film antologico ben costruito ed assemblato, soprattutto grazie ad una trama di base davvero geniale, scritta e diretta sempre da Mick Garris. Lungo tutta la pellicola, cinque diversi personaggi si troveranno per diversi motivi a rifugiarsi all’interno di un cinema all’apparenza abbandonato. Ognuno di loro, una volta entrato in sala, verrà però sorpreso dall’inaspettata proiezione di un film che ha come protagonista se stesso.
Si parte con il botto con l’episodio dell’horror antologico diretto dal cubano Alejandro Brugués, The Thing in the Woods. Il titolo promette già un bel patchwork ricco di citazioni di genere ed infatti non delude affatto le aspettative, riuscendo anche ad intrattenere grazie alla sua ironia, alla costruzione della storia e ad invenzioni registiche notevoli. In pochi minuti, un tour di quasi tutti i sottogeneri dell’horror che cattura subito lo spettatore e lo prepara all’episodio successivo e forse più atteso: Mirare di Joe Dante. Il regista di Piranha e de L’ululato non ha di certo perso la sua brillantezza e il suo stile tra sarcasmo e black humour nel racconto. Il suo segmento carbura lentamente per poi accelerare solo sul finale, non risparmiandosi però una riflessione spietata sull’attuale società dell’apparire, dove il difetto è visto come una mostruosità che rovina l’esistenza ma la cui eliminazione comporta l’abbassamento a qualcosa di ancora più aberrante. Ottimo divertissement anche Mashit di Ryuhei Kitamura, di cui non si può non ricordare il recente thriller Downrange ma che stavolta si butta sul possession movie. Film a tema esorcismo che poi si risolve in un action-horror debordante e cruentissimo in cui il talento visivo di Kitamura la fa da padrone.
Ma la vera sorpresa è This Way to Egress: diretto da un David Slade ispiratissimo, il quarto episodio colpisce con un bianco e nero d’altri tempi e un’allucinante storia che sembra partorita dalla mente di David Cronenberg (evidente l’omaggio a Videodrome), arricchita dalla performance di una Elizabeth Reaser sempre più a suo agio nel genere horror. Infine, a chiudere le danze è proprio Mick Garris con il suo Dead, un racconto dagli echi maggiormente kinghiani che mescola il thriller con l’horror più sovrannaturale. Sicuramente il meno affascinante e il più prevedibile, ma comunque in grado di far passare allo spettatore un’ultima piacevole parte di film con un buonissimo crescendo di tensione. Ciò che dona ancora più vigore a Nightmare Cinema sono gli intermezzi all’interno dell’omonima sala dell’incubo dove il mattatore assoluto è un Mickey Rourke deus ex machina, o sarebbe meglio dire mors ex machina. Nel luogo in cui il fantastico giunge alla vita, la realtà trova invece la fine.