Dark – Seconda stagione
2019
Dark – Seconda stagione è una serie televisiva del 2019, ideata da Baran bo Odar e Jantje Friese
Va ammesso già in prima istanza: ci eravamo dimenticati, in un anno di attesa, del complesso mondo di Dark. Assistiti, nei giorni pre-rilascio, dagli innumerevoli video tutorial riepilogativi che circolavano su Youtube, l’impressione rimaneva la stessa. La fascinazione e la curiosità che questa serie aveva trasmesso era pienamente giustificata da un rigoglioso grappolo di elementi: punti interrogativi, colpi di scena ancora inaspettati, relazioni tra personaggi molto approfondite e mai banali. La lista dei pregi è lunga, tuttavia vicino era il giorno in cui sarebbe stato il 2019 sia davanti che dentro lo schermo, ossia che il pubblico diventasse più scafato e scaltro nel riconoscere una svolta narrativa dalle premesse, sorprese annesse. La speranza non era però nella capacità di Dark di mantenere la propria imprevedibilità, quanto nel proseguimento di una linea narrativa precisata sin dall’inizio: scandagliare le linee temporali per poter comprendere cosa c’è dietro a questo ripetitivo ed insopprimibile giro di vite.
La seconda stagione non perde molto tempo a riallacciare il rapporto con lo spettatore, offrendo da subito rivelazioni importanti su uno dei più misteriosi personaggi, quel Noah che, per tutta la prima parte, abbiamo creduto essere il principale antagonista. L’introduzione di un nemico ancora più al di sopra, una sorta di puppet master senza i fili, può certamente far storcere il naso, specie se accompagnata ad una non sufficiente messa a fuoco del suo aiutante, tuttavia i calcoli ancora una volta non risulteranno errati. “Tutto deve tornare” è la condanna di questa serie; e quindi ogni momento di shock altro non è che un piccolo ingranaggio in un meccanismo perfetto. Non grideremo più come quando abbiamo scoperto la vera identità dello straniero o quella del piccolo Mikkel: l’obiettivo adesso è colpire più profondamente, dare l’impressione di un eterno ritorno senza rimedio. Emerge così, ancora di più, la natura tragica dei personaggi, chiamati in questa stagione ad addentrarsi negli angoli più bui della loro storia e costretti a riassistere impotenti ai momenti più drammatici. Una frase e una parola dominano le puntate: “mi dispiace” e “sacrifici”. In un mondo in cui una serie di azioni spontanee va a formare quello che sarà il vero destino di ognuno, in cui la somma di due valori fa un solo specifico risultato, niente può essere diverso da come avremmo voluto.
Alcuni dovranno soffrire perché condannati a continuare questo gioco fino alla sua naturale conclusione, altri invece dovranno svolgere il loro ruolo fino alle estreme conseguenze per permettere ai primi di continuare il loro percorso. Sono le basi del viaggio dell’eroe, quello che sta dietro a tutte le grandi narrazioni. Ecco perché possiamo dire che Dark continua ancora a funzionare: attraverso la seconda stagione comprendiamo l’intimo di ogni suo protagonista, anche quello meno irreprensibile, e ci ritroviamo nuovamente affezionati ad una serie che è stata finora in grado di regalare momenti toccanti e pregni di significato. Ma qualcosa deve smuoversi, anche in un corso fin troppo regolare, e quindi il cliffhanger del finale di stagione non può che essere la più naturale delle conclusioni per ciò che succederà l’anno prossimo venturo. Abbiamo oggi compreso perché questa serie si chiama Dark e non Time: potrà sembrare banale e potrebbe venir meno l’elemento mindfuck, ma l’oscurità in cui si nascondono i segreti di Winden ed i destini dei suoi abitanti è molto più affascinante delle complesse linee temporali che fanno da cornice a questo dramma.