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Into the Dark – School Spirit

2019
Titolo Originale:
Into the Dark
REGIA:
Mike Gan
CAST:
Annie Q. (Erica)
Corey Fogelmanis (Brett)
Jessi Case (Lizzy)

Il nostro giudizio

School Spirit è l’undicesimo episodio della serie antologica Into the Dark, diretto da Mike Gan.

Lasciatemelo dire: finalmente uno slasher! Al penultimo step della prima, eterogenea e discontinua stagione di Into the Dark, il prodotto Blumhouse prova la carta più nostalgica, la strada più percorsa, mostrando tutto il suo amore per i classici del sottogenere citato sopra. A capo dell’operazione tre giovani nuove leve: Mike Gan alla regia, coadiuvato in sede di sceneggiatura da Patrick Casey e Josh Miller. Il risultato, School Spirit, è un divertentissimo slasher con ambientazione liceale: provate ad immaginare per un attimo un Breakfast Club dove, ad un certo punto, spunta fuori un maniaco mascherato pronto a fare un massacro. Bene signori, la struttura è siffatta, il catalogo è questo. “Niente di sofisticato, ma funziona…”, diceva Moretti in Sogni d’oro. Appunto, funziona: vola dritto per dritto, anche se una deviazione ogni tanto ci potrebbe stare; porta a casa il risultato, con qualche piccolo inciampo ma anche con un finale molto bello. Funziona innanzitutto perché i personaggi sono ben caratterizzati, dalla studentessa modello Erica al gruppo di losers, tutti riunitisi in biblioteca a scontare una punizione che, progressivamente, li costringerà a confrontarsi a dispetto delle apparenti differenze.

Mentre i good guys Erica e Brett si ritrovano giocoforza a recitare la parte dei coscienziosi, Vic, Russ e Lizzy mostrano da subito la loro reticenza alla sottomissione e al rispetto delle regole. Non ci si può però dimenticare che, in mezzo a questo incontro-scontro, deve inserirsi il boogeyman della situazione, o meglio lo school spirit a metà tra leggenda e realtà, con il suo costume da filibustiere, improbabile mascotte del liceo.  Sia il prologo che il bodycount sono gestiti magnificamente: la tensione è ottimamente costruita, attraverso un montaggio classico, e le sorprese dal punto di vista gore non mancano, tra cacciaviti piantati nell’occhio, decapitazioni e amputazioni di arti. Manca obiettivamente una certa solidità nel whodunit, così come si deve ammettere la facile prevedibilità dello stesso: si pecca dunque di ingenuità nel primo aspetto, mentre per quanto riguarda il secondo si può tutto sommato procedere con l’assoluzione. Anche perché si capisce che l’elemento portante di School Spirit non è tanto capire chi si nasconde dietro il costume dell’admiral, né tanto meno prendere per buoni tutti gli elementi che emergono da tale rivelazione.

A salvare questo episodio di Into the Dark dai propri palesi difetti e a fargli raggiungere un upgrade è la struttura a priori, l’intenzione cioè di raccontare un tipo di male molto più inquietante e subdolo di quello di un mostro slasher. La vera sorpresa risiede in una revisione dei cardini e topoi del genere, indirizzata verso tematiche più universali e sociali. Il liceo Hellbrook poteva essere anche l’ufficio di una grande multinazionale o il reparto di una clinica ospedaliera: un microcosmo dove si muovono personaggi con precisi obiettivi e inconfessabili segreti. L’entrata in scena dell’uomo nero funge da scintilla, da ingranaggio di partenza per un meccanismo più potente, in cui molte figure subiranno un netto ribaltamento morale. Ci viene dunque restituita una società arrivista e falsa, divisa sin dal principio tra chi avrà successo e chi rimarrà nelle retrovie. Ecco perché l’amaro finale di questa penultima puntata è forse il migliore di tutta la stagione: l’orrore vero non veste maschere inquietanti, piuttosto pulite e rassicuranti. E i veri mostri sono quelli che non solo vengono accettati, ma anche messi su un piedistallo.