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Carnival Row

2019
Titolo Originale:
Carnival Row
REGIA:
Thor Freudenthal, Jon Amiel, Anna Foerster, Andy Goddard
CAST:
Orlando Bloom (Rycroft Philostrate)
Cara Delevingne (Vignette Stonemoss)
David Gyasi (Agreus)

Il nostro giudizio

Carnival Row è una serie tv del 2019, creata da René Echevarria e Travis Beacham.

Rycroft Philostrate (Orlando Bloom) è un detective della contea di Burgue operante nel quartiere malfamato di Carnival Row, assunto per investigare su una serie di omicidi che ha scosso l’intera cittadina fino a minacciare gli alti ranghi della Politica. In un momento di estrema tensione tra i Progressisti, guidati da Absalom Breakspear (Jared Harris), favorevoli alla riconciliazione tra esseri fatati e umani, e l’Opposizione conservatrice, incline a valorizzare e esaltare l’onorevole stirpe umana, l’arrivo dell’ex amante Vignette Stonemoss (Cara Delevigne) complica ulteriormente la vita di Philo, che sette anni prima le avevo fatto credere di essere morto. Procedendo a ritroso, nel gennaio del 2015, Amazon decise di acquistare i diritti di una spec script firmata Travis Beacham, giovane sceneggiatore qui alla sua prima esperienza diretta. L’intenzione del colosso statunitense era quella di affidare questo progetto al genio creativo di Guillermo del Toro, inizialmente investito sia della veste di produttore esecutivo sia di regista. Sorprendentemente, nel 2017, si aggiunse Rene Echeverria alla sceneggiatura e a Paul McGuigan (Push, Slevin – Patto criminale) fu dato l’incarico di dirigere l’intera serie, relegando del Toro a un ruolo di mera supervisione (e facendo svanire il suo interesse nel progetto). Nel novembre dello stesso anno un altro cambio di rotta portò McGuigan ad allontanarsi dal progetto e Amazon a riesumare Jon Amiel dai fasti degli anni ’90, quando sbancava ai botteghini con pellicole come Entrapment e Sommersby.

La conferma di Echeverria e Beacham come sceneggiatori al loro primo lavoro ufficiale, si rivela alquanto avventata, come si evince da una scrittura troppo superficiale e a tratti inconsistente. La serie presenta sin dal primo episodio la volontà di mettere in luce l’ostilità e l’intolleranza del mondo umano nei confronti degli stranieri fatati, abitanti di terre lontane, e confinati a Burgue nel quartiere di Carnival Row, una sorta di ghetto dove la trasgressione e la criminalità sono all’ordine del giorno. L’eco del tema odierno dell’immigrazione e della ricerca disperata di terre favorevoli a una vita migliore, a costo di rifugiarsi come clandestini in navi, è evidente sin dal primo episodio, che parte in sordina con un naufragio nel quale l’unica superstite è proprio Vignette. L’atmosfera di rabbia e risentimento , che pervade l’intera cittadina, profondamente combattuta tra la compassione che prova per queste creature, che noncuranti di ogni rischio si adoperano per trovare i mezzi per scappare dalle loro terre occupate, e il cinismo e l’indifferenza sostenute al Parlamento dall’Opposizione, donano ai primi due episodi una certa dinamicità (da sottolineare che questi sono stati girati con l’aiuto di Thor Freudenthal). Peccato che, tolta la digressione del terzo episodio, nulla di tutto questo venga poi in qualche modo approfondito nelle puntate successive, come se vi fosse paura di poter annoiare lo spettatore o di sottrarre tempo alla relazione d’amore tra Philo e Vignette (alla quale viene conferito un ruolo di primaria importanza a partire da metà stagione).

Non è chiaro, inoltre, come mai gli sceneggiatori abbiano messo in evidenza esclusivamente le Fate, nonostante una moltitudine di creature convivano in Carnival Row (tra le quali possiamo menzionare i Puck, i Centauri e tanti altri esseri mitologici che sicuramente avrebbero definito meglio il contesto sociale dell’intera vicenda). Uno dei punti di forza della serie è lo splendido apparato scenografico realizzato per la città di Burgue, le cui zone malfamate sono ricche di cromatismi grigi e decadenti in grado di suggerire il degrado e la sporcizia di questi luoghi contrapposti agli ambienti benestanti dove, tra lussuose abitazioni e abiti preziosi, è narrata la vicenda degli Spurnrose e Mr. Agreus. Tra i numerosi problemi della trama dobbiamo segnalare una mancanza di coesione tra le tre vicende principali, le quali (tra l’altro ambientate in tre settings diversi) giungono contemporaneamente a risoluzione senza un collegamento logico tra una e l’altra. Pare che Jon Amiel si sia accontentato di svolgere un compitino da sufficienza incentrando buona parte della vicenda (fin troppa) su un rapporto amoroso che sembra sia destinato a fiorire sin dall’inizio. In aggiunta una recitazione poco espressiva sia di Bloom che di Delevigne non donano alcun trasporto emotivo a ciò che di poco offre la trama. È spiacevole da dire, ma Carnival Row si dimostra un’occasione sprecata visto l’attacco iniziale della serie e nonostante una seconda stagione sia già stata confermata prima ancora della distribuzione ufficiale della prima. Non sarà un’impresa semplice salvare una serie che sembra aver già terminato il proprio arsenale di idee e non aver null’altro da proporre.