Il sentiero delle ossa
Il sentiero delle ossa, di Ettore Mazza, ricorda molto Apocalypto, di Mel Gibson, e non solo per i diversi punti di contatto che le due trame, pur con le dovute differenze, e non sono poche, presentano. La similitudine più grande sta nel ritmo. In entrambi i casi è serrato, e ambedue le opere filano via come una palla di schioppo, roba che ti ritrovi alla fine senza nemmeno essertene accorto.
I personaggi, nel fumetto di Mazza, sono caratterizzati quanto basta, secondo un criterio che predilige la funzionalità alla profondità riuscendo nel proprio intento con buoni risultati. D’altronde, ambientare la vicenda nel neolitico di spazio di manovra ne lascia ben poco in tal senso, ma l’autore se lo fa bastare, protagonisti e antagonisti funzionano bene in uno storytelling che, volendo, poteva essere anche più minimale senza dare troppi problemi al risultato finale.
Mazza va al cuore dei fatti e racconta la natura umana senza troppo ponderare ed evitando abilmente di cadere nel didascalico. I suoi strumenti sono un ritmo tirato, infodump ridotto al minimo e un’azione che non si ferma mai. I disegni sono più che piacevoli, un tratto realistico ma non privo di dinamismo grazie anche a uno spiccato senso della regia, con una colorazione minimale che avvicina il segno grafico alla ligne claire. Tipica degli autori completi è la sinergia fra sceneggiatura e disegno, qui tutta in favore di una narrazione tirata e intensa.