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Into the Dark 2 – Uncanny Annie

2019
Titolo Originale:
Into the Dark
REGIA:
Paul Davis
CAST:
Adelaide Kane (Wendy)
Georgie Flores (Eve)
Dylan Arnold (Michael)

Il nostro giudizio

Uncanny Annie è il primo episodio della seconda stagione della serie antologica Into the Dark, diretto da Paul Davis.

Se il tempo non si ferma mai, non ha potuto farlo neanche Into the Dark, giunta ad un restart vicinissimo a Pure, che ha dignitosamente chiuso una prima stagione che iniziava ad assumere tratti sempre più horror. Percorso proseguito dunque anche alla ripresa con un episodio di Halloween perfettamente inquadrabile nel genere. Diretto da Paul Davis, che anche l’anno scorso aprì la stagione con The Body, Uncanny Annie si presenta da subito con un impianto tutto sommato classico, salvo per la nota di carattere ludico che lo reimmette su binari più contemporanei. Inutile dilungarsi su quanto i vari Escape Room abbiano dato dimostrazione di mediocrità e poca anima; si può solo dire che, nel caso di Uncanny Annie, il gioco vorrebbe bastare a dare forma e sostanza, ma  deve invece fare i conti con tutte le lacune disseminate lungo la strada. Passata la fascinazione per una struttura certamente accattivante, lo sviluppo perde purtroppo di consistenza anche quando si passa all’approfondimento dei caratteri.

Questo Jumanji in chiave orrorifica, identificazione praticamente auto-dichiarata, mette in scena un gruppo di amici che, durante la notte di Halloween, decide di rifugiarsi in casa a bere e, soprattutto, intrattenersi con dei giochi da tavola. Un insieme poco inedito di nerd e ragazze della porta accanto, la cui scelta ricade su un misterioso gioco cooperativo, Uncanny Annie, dove i partecipanti devono cercare di battere il gioco stesso. Se, in un primo frangente, il compito sembra fin troppo facile, dopo poco i ragazzi comprendono che qualcosa non torna e che una misteriosa entità sta invece giocando con loro, mettendoli sempre più alla prova fino a mettere in palio le loro stesse vite. Il ritmo è gestito bene fino all’inizio del bodycount, dove invece la storia inizia a perdersi tra le dinamiche del gioco e quelle del gruppo. Pur essendoci delle sequenze visivamente interessanti, specie quelle della casa avvolta nel nero, la prevedibilità inizia a farla da padrone quando i ragazzi sono costretti ad una sorta di “obbligo o verità con penitenza”. Si poteva certamente scegliere questa strada ma non con questo tipo di scrittura, che non mette mai veramente i protagonisti in duro contrasto tra di loro.

Come purtroppo spesso è accaduto anche nella prima stagione, a difettare è la cattiveria, quella buona dose di cinismo che avrebbe messo l’episodio sotto un’altra luce e che invece viene rimpiazzata da un buonismo tipicamente USA che purtroppo rovina tutto. Sì, perché questo gruppo di ragazzi, che, sebbene forzati dal gioco, rivelano i loro segreti più oscuri e dopo una scena sono già pronti a passarci sopra, è poco credibile quanto fastidioso, specie quando vengono messi davanti a delle scelte in cui l’istinto va per forza di cose a prevalere sulla ragione. Ma ciò che costa l’insufficienza ad Uncanny Annie è un finale pessimo, capace di sgonfiare quel residuo di tensione che era andata accumulandosi e ancora una volta fin troppo soft, con tanto di colpo di scena telefonatissimo. Ciò che rimane è dunque una base solida, da progetto cinematografico seriale, che però si deve scontrare con una sceneggiatura estremamente rivedibile, scritta dai fratelli Bachelor, fin troppo in erba per un prodotto che comunque, nella prima stagione, ha regalato soprattutto degli ottimi script. Non inizia bene questo secondo anno, ma la strada è lunga e, come abbiamo visto, le sorprese sono sempre dietro l’angolo.