Trilogia Shakespeariana
La storia del fumetto, come quella delle arti giovani, è, in buona parte, la storia delle sue innovazioni. Tra i più grandi innovatori italiani del linguaggio del fumetto c’è sicuramente Gianni De Luca, autore completo dei tre adattamenti da Shakespeare raccolti in questo imperdibile volume (La Tempesta, Amleto e Romeo e Giulietta), sulla base dei testi, riadattati, di Raoul Traverso. De Luca è stato uno dei più grandi sperimentatori che si siano dedicati al fumetto popolare. In Italia dovrebbe stare coni Pratt, Toppi, Battaglia e pochi altri. Per rendersi conto del suo inesauribile valore basta aprire una delle tre opere raccolte in questo gioiello in forma di libro ed osservarne le tavole, qui in grande formato (21 x 30 cm) e in uno splendido ed arioso bianco e nero, come nella sua forma originale, prima della colorazione non curata da De Luca. Un’intensa magia pervade queste pagine. Una magia che è determinata da un’incredibile lavoro grafico e concettuale, un profondo studio delle possibilità del fumetto e una sicurezza espressiva senza paragoni. Ma molto del fascino di quest’opera deriva dall’aver reso perfetta un’innovazione abbastanza recente del fumetto: l’espediente grafico con il quale lo scorrere del tempo è reso con la ripetizione delle figure nello spazio anzichè attraverso la sequenza delle vignette. È una tecnica grafico-narrativa che è apparsa raramente nei fumetti ma alcuni autori tra i più importanti di tutta la storia ne hanno fatto tesoro (un solo esempio: Frank Miller).
De Luca, nato nel 1927 e scomparso nel 1991, ha lavorato quasi esclusivamente nell’editoria cattolica nel cui ghetto, come dice la figlia, si è auto-segregato per tutta la vita. È anche per questo, forse, che il suo nome è emerso come uno dei fondamentali della Nona Arte solo tra gli appassionati e che l’editoria mainstream gli ha dedicato attenzione solo molto tempo dopo la sua morte. La sua opera più conosciuta è Il Commissario Spada. In questa serie, la cui importanza è massima nella storia del poliziesco e del noir italiano tutto, pubblicata in volume unico da Mondadori, ha avuto origine un percorso di sperimentazione grafica e di struttura della tavola che è premessa necessaria per le vette creative raggiunte in questa Trilogia Shakespeariana. Una sperimentazione che però mantiene sempre un’altissima leggibilità, un’attenzione allo storytelling che viene sempre rafforzato dalle numerose idee espressive, anche le più ardite. Dicevamo della grande innovazione che si ritrova in queste opere. Se ne Il Commissario Spada ci sono tavole in cui lo sfondo è unico ma diviso in vignette, ne La Tempesta (pubblicato nel 1975 sul settimanale «Il Giornalino» delle Edizioni San Paolo) le vignette tradizionali scompaiono quasi del tutto. De Luca, nel riflettere sulla chiave dell’opera di Shakespeare e sul modo di tradurre l’unità di tempo e spazio e la natura del palco teatrale, sceglie di ambientare la tavola in un unico sfondo, fortemente prospettico, utilizzando a volte gli elementi della scena (alberi, mura, colonne) come delimitazioni di virtuali vignette.
Se già in questa opera si trovano accenni all’evoluzione finale dell’idea per rappresentare il tempo (elemento fondamentale nella tragedia) è nell’Amleto e in Romeo e Giulietta (usciti nel 1976 sempre su «Il Giornalino») che la tavola di De Luca perde ogni scansione grafica, si presenta con un unico sfondo, a volte addirittura su due pagine unite, all’interno del quale le figure, come in una sorta di cronofotografia di Mybridge resa narrazione, si ripetono nelle successive pose, nella sequenza dei dialoghi, negli attimi della tragedia che prosegue ineluttabile. È attraverso questa idea che De Luca riesce nella grande impresa di rappresentare il tempo attraverso lo spazio, di rendere il mistero, la forza e l’inesorabilità dell’opera del Bardo, nonchè l’intima fragilità e profondità dei suoi personaggi. Lo scrittore più celebre della storia dell’umanità, quello le cui opere vantano migliaia di adattamenti in tutti i media (più di 200 Amleto nel solo cinema) ha incontrato in De Luca uno dei massimi intepreti grafici e non solo. Uno scenggiatore e un disegnatore che, sulla base di un’idea meravigliosa e affascinante, ha avuto la forza e il talento di entrare nel cuore delle opere teatrali e ha saputo tradurle nell’umile, potentissimo, linguaggio della letteratura disegnata.