Noah è un film del 2014 diretto da Darren Aronofsky.

L’ultima epica opera di Darren Aronofsky può descriversi come rivisitazione del mito biblico del diluvio universale tradito dalle lenti deformanti del fantasy occidentale e del kitsch visionario tipico dell’autore. Più Peter Jackson che Cecil B. DeMille, Noah è un disastermovie cupo, dalla notevole libertà espressiva e dal portato spettacolare tremendamente spaventoso ed emozionante su cui rimane ben stagliata la figura di Noè (Russell Crowe), vittima di orribili visioni apocalittiche tramite le quali il Creatore gli rivela la necessità di salvare gli innocenti dal proprio castigo purificatore.

Dopo essersi consultato con l’anziano Matusalemme (Anthony Hopkins), inizia a costruire un’enorme arca, capace di contenere il regno animale degno della salvezza, con l’aiuto della moglie (Jennifer Connelly), dei figli e di un gruppo di giganti di roccia, angeli cacciati dell’Eden. L’imminenza della catastrofe non ferma una banda di cannibali razziatori dal distruggere tutto ciò che trovano, impedendo a Noè di trovare le donne per i propri figli allo scopo di perpetuare la razza umana.

Come già anticipato in L’albero della vita, Aronofsky tiene molto a cuore il messaggio mistico-ecologista,mentre l’immagine biblica dell’Eletto viene arricchita da un atteggiamento più combattente, con scene di battaglie di massa davvero impressionanti anche per un kolossal di Hollywood, e non privo di dubbi teologici, poiché la divinità, mai vista e mai menzionata per nome, si rivela a lui solo attraverso incubi profondi e criptici. Lo spettatore, invece, può avvertire la sua presenza nei paesaggi incombenti e, letteralmente, arcaici, nella furia concreta e devastatrice del diluvio e nei piccoli miracoli che accompagnano la vicenda (la gravidanza dell’intensa Emma Watson).