Trip Horror: 10 film da vedere
Quando l'orrore diventa tossico: dieci terribili “viaggi” cinematografici
“E voi cosa volete? Di che cosa vi fate? Dov’è la vostra pena, qual è il vostro problema?”, cantavano i CCCP nel 1986. Così come, ancor prima, Heroes diventava un inno tragico, un cantico dei drogati, non incubico come l’omonimo deandreiano ma comunque attinente al triste destino di chi conduce la vita nello sconvolgimento dei sensi. E il cinema non è stato di certo da meno, da L’uomo dal braccio d’oro per poi passare al realismo di Amore Tossico e di Christiane F., fino ad arrivare al visionario Requiem for a Dream e al cultissimo Trainspotting. E perché no, anche al trip da Oscar di Cliff Booth/Brad Pitt in C’era una volta a… Hollywood. Preparare una lista tematica di genere è tuttavia impresa ben più ardua, specie se l’intento primario è la differenziazione. Non vi è dubbio, comunque, che gli ultimi anni sono stati forieri di titoli ad hoc dal grande impatto visivo e contenutistico e che la dimensione allucinatoria ben si presta a quel genere di visione dove l’impossibile accade, dove l’ignoto prende il sopravvento. Ed eccoci dunque qui, con dieci titoli dove i concetti di tossicità, dipendenza e droga sono sviluppati in modo estremamente perturbante, a volte anche meravigliosamente ironico. Se siete horror addicted ecco la nostra selezione di 10 film da vedere.
1. Blue Sunshine (1977) di Jeff Lieberman
Secondo film della carriera di Lieberman, immediatamente successivo ai vermi carnivori di Squirm. Stavolta a creare scompiglio è una variante dell’LSD che ti trasforma in un violentissimo e glabro mostro. Siamo davanti ad un film che sembrava destinato all’oblio ma che il favore dei tempi ha contribuito a far sopravvivere, grazie anche a fan come Joe Dante. Un mix che offre topoi di genere, satira sociale e tensione, ovviamente se non si pretende troppo dai mezzi tecnici.
2. Brain Damage (1988) di Frank Henenlotter
Il genio di Henenlotter in un horror rigorosamente “B” ma dalle invenzioni visive degne dei migliori cineasti, come il momento in cui il fluido della creatura Elmer contagia per la prima volta il giovane Brian, rendendolo schiavo, complice e materiale esecutore delle efferatezze di questo essere mangia-cervelli. Una metafora della dipendenza, non priva certamente della sguaiata ironia del regista, ma comunque potente e degna di una seria visione.
3. Il pasto nudo (1991) di David Cronenberg
Non vi erano dubbi sulle conseguenze dell’incontro tra il cinema di Cronenberg e l’opera di William S. Burroughs. Il regista canadese realizza l’opera straniante definitiva, la più surreale della sua già ricca filmografia. Un estremismo cinematografico, si potrebbe dire, dove enormi scarafaggi e alieni umanoidi parlano e tracciano la via all’allucinato William Lee, sterminatore di insetti catapultato in un intricato quanto stupefacente plot di spionaggio pieno di doppelganger e black humour.
4. Toad Road (2012) di Jason Banker
Non un horror puro, questo è evidente. Ma l’indipendentissimo in questione, nella palese povertà dei propri mezzi, ha il merito non da poco di mischiare in modo efficace il realismo quotidiano di un gruppo di giovani tossicodipendenti alla dimensione più surreale ed allucinatoria. Potranno dunque sembrare una scusa, un McGuffin i sette cancelli infernali che vengono cercati nei boschi da Sara e James sotto l’effetto di droghe; ma la verità sta sempre nel mezzo, ossia che l’inferno esiste, ed è intimo e personale.
5. Hansel e Gretel e la strega della foresta nera (2013) di Duane Journey
Il fumo è il dolcetto per attrarre le giovani prede. Eccola qui, Lara Flynn Boyle, in quella che è a tutt’oggi la sua ultima apparizione cinematografica, nel ruolo della malvagia vecchina pusher Agnes. Si ride tanto (e non per motivi chimici) in questo adattamento dai fratelli Grimm, fatto e rifatto mille volte e stavolta semplicemente “fatto”, con buoni momenti gore e un’ironia davvero tagliente. Non si accettano spinelli dagli sconosciuti.
6. A Field in England (2013) di Ben Wheatley
Un “viaggio” senza fine, dove la testa è anche la coda. Ben Wheatley dimostra il massimo della sua potenza allucinatoria in una storia senza appigli certi e con un bianco e nero accecante. Inutile cercare un bagliore di lucidità in questa caccia al tesoro dei disertori protagonisti. Rimane soltanto da farsi travolgere dal fluire di questa vicenda inesistente e illusoria, come se avessimo mangiato anche noi i funghi che aprono le porte della percezione.
7. Der Nachtmahr (2015) di Akiz
Tina è Alice nel Paese delle Meraviglie: una ragazza avventurosa, che si sballa e si dimena ai rave party. Questo curioso e fantastico racconto di un’adolescente e di una strana creatura a lei legata è un continuo ondivagare tra realtà e visione, tra intossicazione e depurazione. Le droghe non sono solo quelle da cui i tuoi genitori vorrebbero allontanarti ma anche quelle che accettano di inocularti. Un percorso che porta all’autoconsapevolezza, alla soppressione del vecchio Io e allo sbocciare della vera identità.
8. Mandy (2018) di Panos Cosmatos
Mandy è una creatura ultraterrena, eterea, purissima. E Red ne è innamorato tanto da idealizzarla. E, da uomo capace di amare così intensamente, è disposto a nutrirsi del veleno più potente per farla pagare a chi gliel’ha portata via, a scendere tra quei demoni dai tratti disumani e diventare un loro simile. Un revenge movie lisergico e astratto, dove l’acido è il mezzo per raggiungere la ferocia necessaria a compiere la propria vendetta, e anche a poter riammirare quel volto che non potrà più sorriderti.
9. Climax (2018) di Gaspar Noé
Tanto se n’è parlato e giustamente se ne deve ancora parlare, specialmente in una sede dove proprio non può mancare. L’ultimo lungometraggio di Noé mette alla prova i sensi ancor prima che una misteriosa mano infili l’acido nella sangria. In realtà la danza continua, non si interrompe. La macchina da presa balla tra i corpi intorpiditi e confusi, mostra gli stati alterati e il progressivo abbandono dei freni inibitori. Emerge l’inferno, laddove prima le mani si muovevano gioiosamente in coreografia e adesso afferrano con violenza.
10. Bliss (2019) di Joe Begos
Il parallelismo con The Addiction di Ferrara è subitaneo, ma la forza di questo lisergico vampire movie risiede proprio nel caos che progressivamente prende piede nella vita di Dezzy, artista in crisi creativa e di astinenza. La ricaduta porterà nuova linfa alla sua ispirazione, ma tale stato di grazia ha un prezzo e nuove necessità da soddisfare: carne e sangue, da mangiare e da bere. Il tutto in un continuo turbinio di luci e colori, ipnotico e seducente.