Storia del giallo italiano
C’era davvero bisogno di una Storia del giallo italiano. Una produzione così enorme, ricca, variegata, di così grande successo andava studiata, ordinata, schedata. Era necessario fare chiarezza, analizzare i vari filoni e capirne le caratteristiche. Indagare il motivo di un così grande exploit di vendite in Italia e le peculiarità del nostro giallo. Non può che fare piacere quindi vedere in uscita un corposo libro intitolato Storia del giallo italiano scritto da Luca Crovi, narratore, saggista, critico rock e conduttore radiofonico. Crovi (figlio, ricordiamolo di Raffaele, una delle figure più importanti per l’editoria italiana di genere) da tempo si dedica al giallo, al noir e al thriller, ai quali ha dedicato alcuni libri tra cui Tutti i colori del giallo, diventato anche una trasmissione radio. Questo libro è in sostanza il compimento di un lavoro che è iniziato vent’anni fa, nel 2000 con la pubblicazione di Delitti di carta nostra. Una storia del giallo italiano (Edizioni Puntozero).
Un lavoro ricco di spunti, che parte addirittura dall’Ottocento (Il mio cadavere di Francesco Mastriani del 1851 e Il cappello del prete di Emilio de Marchi del 1857 si contendono il titolo di primo giallo italiano) per arrivare al 1929 con gli inizi della collana mondadoriana «I libri gialli», ancora in edicola 90 anni dopo, fino ad arrivare a oggi, con decine e decine di scrittori attivi in libreria, non solo nel giallo propriamente detto ma anche nell’action, nello spionaggio, nel thriller, nel procedural, nel pulp, nell’hard-boiled, nel true crime, nelle serial killer stories, nel giallo storico, umoristico o sportivo. Insomma, un libro sicuramente interessante, scritto in maniera piacevole e capace di cogliere le peculiarità degli scrittori in poche righe o pagine. Ci sono però alcuni limiti in questo testo che si fregia del titolo Storia del giallo italiano. Il libro, infatti, non riesce nel suo obbiettivo di andare oltre ad una raccolta di profili di scrittori ordinati cronologicamente.
Sarebbe stato importante un tentativo, aggiornato rispetto ad altri libri sul giallo usciti in Italia, da una parte di ricostruire lo sviluppo storico del genere in maniera più compatta e meno confusa e dall’altro di dare anche giudizi di merito alle qualità di scrittura e di narrazione degli autori trattati che, nel taglio scelto da Crovi, sembrano tutti indifferentemente validi. Ci voleva, insomma una capacità di visione panoramica, maggior impegno nell’individuazione delle caratteristiche dei numerosi autori, che fossero pregi o debolezze. Una dote che ha avuto ad esempio Gianluigi Simonetti nel suo straordinario La letteratura circostante (il Mulino 2018), pieno di analisi obiettive e puntuali degli scrittori contemporanei italiani, a volte dure ma espresse in maniera equilibrata. Insomma, questa Storia del giallo italiano la si legge con piacere, ci si segna qualche scrittore da recuperare, qualche romanzo da leggere e non è poco. Però, vista l’importanza e la ricchezza del fenomeno e vista la parte da protagonista che il genere ha nell’editoria italiana ci voleva più approfondimento e il coraggio di trarre conclusioni e giudizi.