Intervista a Blu Yoshimi
L'attrice racconta la sua esperienza sul set di El Nido, horror diretto da Mattia Temponi sull tema pandemia
Nocturno incontra l’attorice Blu Yoshimi, protagonista di El Nido, film horror diretto da Mattia Temponi che usa il genere per narrare qualcosa di profondo sull’animo umano.
Il tuo personaggio è?
Sara
Parlaci di Sara
Sara è… la prima cosa che mi viene da dire è Rock! Io la amo proprio. Ha 18 anni, frequenta il liceo e si ritrova scaraventata in una realtà che sicuramente conosceva, perché il film è ambientato durante la pandemia, però non in prima persona. Si ritrova dentro un bunker con uno sconosciuto e ha un carattere veramente “da bunker”, minaccioso fuori, anche se in realtà è una ragazza normale con i suoi sogni, i suoi desideri. Ci mette un po’ a farlo uscire, però poi, forse per forza di cosa, riesce ad aprirsi da questo punto di vista
Senti di avere qualcosa in comune con il tuo personaggio?
Tante cose si. Mi sento più grande, non per una questione di anni ma perché quello che lei vive nel film io un po’ l’ho vissuto (ovviamente con tante differenze!), e quindi a volte mi sento un po’ una sorella maggiore. La vedo crescere e le dico “dai Sara vai!”. A volte mi sarebbe piaciuto avere il suo caratteraccio. Condivido molto i suoi sogni e la sua parte più spensierata
Il film è in spagnolo, anche tu hai recitato in spagnolo?
Si
Di dove sei?
Roma, Trastevere. Mi piacciono da morire le lingue, in realtà lo spagnolo è tra quelle che non so così bene. Però, che dire, già dal provino il personaggio mi piacque moltissimo, ero disposta anche a imparare una nuova lingua per interpretarlo. E’ stato molto importante avere un vocal coach. Io credo che un attore possa anche recitare in aramaico, pur non essendolo. Noto che quando sei connesso le parole vengono, se questo manca invece inizi a pensare alla lingua.
Questa è la tua prima esperienza con il cinema?
No, ho debuttato a 9 anni in Caos calmo, poi ho debuttato una seconda volta con Piuma e poi ho recitato in Likemeback. Tutti personaggi molto diversi tra di loro: in Piuma ero una gioia di mamma, in Likemeback una wannabe instagrammer e interpretando Sara…niente di tutto questo!
Hai cambiato vita più volte
Si, è proprio quello che mi piace di questo lavoro
Qual è stata la scena più difficile da girare, o più intensa?
Devo ammettere che è un film con tante scene difficili, nel senso che ognuna richiede uno stato di presenza perenne, tosto da reggere, sempre. Non ci sono scene in cui ci si può rilassare..a parte quelle in cui dormo! Ma in realtà anche quando dormi la situazione intorno è particolarmente difficile. A me spaventavano molto le prime scene, quando per la prima volta si vede la malattia emergere, venire fuori, perché sinceramente è una cosa inventata. Nel senso che ci si può prendere tanti spunti dagli horror visti ma io dovevo fare un ulteriore passo in più chiedendomi: il mostro di Sara qual è? Entrare in questa roba mi spaventa. E’ stato un atto di fiducia, io ad un certo punto mi arrendo e aspetto che arrivi, per lo meno questo è il modo in cui lavoro io e per ora sono soddisfatta.
Hai lavorato sempre in Italia?
No, ho lavorato una volta anche in Francia, lo scorso anno in un’opera prima dal titolo Cigare au miel, recitando in francese.
Quindi non era la prima esperienza con un’altra lingua
No, anche se in quel caso avevo un ruolo molto più piccolo.
Com’è stato lavorare con Mattia?
Bellissimo, devo ammettere che tutta la squadra è stupenda. Mattia, anche se è la sua opera prima, ha idee chiarissime, precisissime. So che posso chiedergli ogni mio piccolo dubbio e che riceverò una risposta. In più si fida molto delle persone con cui lavora, e questo permette di creare insieme e condividere, che non è assolutamente scontato.
Foto in copertina di Emanuela Scarpa