Touch – Stagione 1
2012
Touch – Stagione 1 è una serie tv del 2012, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2012/2013, ideata da Tim Kring
Se in Heroes le vite di personaggi straordinari procedevano verso il comune destino di salvare la cheerleader e il mondo, in Touch – Stagione 1, nuova serie creata da Tim Kring, le esistenze quotidiane dell’umanità intera sono allacciate insieme in un filo rosso di fato e matematica. Touch è, soprattutto, il ritorno su piccolo schermo di Kiefer “Jack Bauer” Sutherland, volto e anima per otto stagioni, fino all’ultimo respiro, della seminale 24.
In Touch – Stagione 1 Sutherland interpreta Martin Bohm, ex giornalista “decaduto”, costretto a mille lavori a termine, perché il suo unico figlio, Jake, è un bambino apparentemente autistico, chiuso nel mutismo sin dalla nascita ed estraneo alla comunicazione con gli altri fino al punto di non lasciarsi mai toccare. E Martin deve barcamenarsi per seguirlo, mantenerlo, non perderlo mai di vista, dal momento che la madre è morta nell’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001. In realtà Jake non è né malato né muto, ma una delle poche persone al mondo in grado di vedere tutti gli sterminati rapporti di causa ed effetto che regolano l’universo, basati su gangli matematici, come la sequenza di Fibonacci. E il piccolo dà i numeri: nel senso che, a ogni puntata, attira l’attenzione del padre su una particolare combinazione di cifre che si rivelerà, a poco a poco, cruciale per sbrogliare i fili di persone lontanissime tra loro.
Ce n’è abbastanza, in Touch – Stagione 1, perché lo spettatore ne esca frastornato: non solo moltissima carne al fuoco, suggestioni misticheggianti, fascino pseudo(fanta)scientifico, ma anche un sovrapporsi di generi, riferimenti, rimandi, televisivi e non. Ci sono i casi della settimana: tantissimi, internazionali e destinati a sparire al termine dell’episodio: Jake innesca reazioni a catena, i tasselli del domino sono disseminati per tutto il globo, il puzzle si ricompone a fine puntata grazie all’intervento di Martin e ai suoi tentativi di decifrare gli indizi numerici. E poi c’è Kiefer Sutherland, che ce la mette tutta (e ci riesce) a interpretare un padre dolente e smarrito, sopraffatto dal bisogno di comprendere un figlio che nemmeno lo guarda in faccia; ma che, purtroppo per lui, si porta addosso l’aspetto di Jack Bauer in quel suo continuo agitarsi, rispondere ansante al telefono, rincorrere il tempo, salvare il mondo.
Il limite maggiore di Touch – Stagione 1 è che spalanca una miriade di strade e sembra ignorare esattamente quale direzione prendere. A suo favore, invece, una serie di premesse intriganti e un’atmosfera allo stesso tempo rarefatta e densa, ben restituita da una regia pulita ma a contrasti, definita ma avvolgente (e sintetizzata nella splendida sigla). Un pullulare di possibilità, dunque: speriamo che sappia coglierne almeno qualcuna.