Undiscovered Country vol.1 – Destino
Gli elementi che rendono attuale Undiscovered Country si sprecano. In ordine sparso: una pandemia, lo spazio sterminato degli Stati Uniti e il rapporto che gli americani hanno con esso, che noi nemmeno ci possiamo sognare, l’eterogeneità dell’Europa come soggetto politico e tanto altro. Il tutto shakerato in una storia con evidenti richiami alla saga di Mad Max con una decisa sterzata verso il festival del Burning Man in pieno bad trip. Undiscovered Country è potente, ha questo tiro pazzesco che mischia qualcosa di profondamente anarchico e selvaggio con una scrittura molto controllata, a tratti verbosa ma senza esagerare, e comunque senza mai perdere un colpo in un ritmo sempre elevato.
L’America rappresentata dai disegni di Camuncoli sembra molto certe comunità di sballatoni isolati nel deserto che vivono in roulotte o in baracche e passano le giornate a costruire installazioni artistiche che sembrano le sculture dei Mutoid ma con tanta ruggine in più. La differenza è l’adrenalina della scrittura di Snider e Soule che mettono in scena personaggi feroci in un’atmosfera di nervosismo perenne. Ottimo il lavoro di Camuncoli, dinamico e dettagliato, con alcune tavole di una profondità davvero notevole. Un segno grafico, il suo, che si è avvicinato a una certa sensibilità mainstream, forse meno personale di un tempo ma di un livello tecnico stellare, pronto per fare grandi cose con una serie di prima fascia con una delle due major.
Undiscovered Country è in definitiva un fumetto che stupisce, parte come una storia di fantascienza politica per poi compiere una brusca virata in territori marcatamente più fantastici, a tratti surreali, pur mantenendo una coerenza interna per cui tutto torna e non si ha l’impressione di aver perso qualcosa nella transizione, un cambio di passo da restarci di sale eseguito con una pulizia da applausi, il tutto tenuto insieme dal tema del viaggio-odissea che funziona ottimamente da legante. Nell’insieme, una cannonata.