October 31st: The Myth of Michael Myers
2021
October 31st: The Myth of Michael Myers è un film del 2021, diretto da Alberto Lupia.
L’assassino è immortale, dunque è inutile provare ad ucciderlo. Con questa sacra massima della filmica orrorifica il buon vecchio Wes Craven, per bocca dei meta cinefili protagonisti del suo storico Scream, ci ha aperto a suo tempo gli occhi circa la spietata realtà di coloro che, ben armati di contundenti ammennicoli, sguazzano in lungo e in largo fra i nostri amati schermi grondanti sangue sin da quella fatidica notte nel 1978, quando quel mastodontico buontempone mascherato di Michael Myers aprì le emoglobiniche danze dello slasher seminando paura e panico nel piccolo fittizio sobborgo di Haddonfield. Ed è appunto il suo mito, immortale tanto di fama quanto nella sua carnale efferatezza, ad aver ispirato Alberto Lupia nel dar corpo a October 31st: The Myth of Michael Myers, un’opera divertente e divertita che in appena un quarto d’ora è capace di prelevare la seminale Ombra del Male partorita dalla fervida oscura fantasia del maestro Carpenter per farne strumento di una vendetta tanto cinefila quanto spietatamente umana. Si perché, laddove un cuore viene spezzato, è logico aspettarsi che anche qualcosa d’altro venga fatto a pezzi, siano essi colli, budella o carotidi assortite.
Diciamoci la verità: parlare di semplice citazione o di inevitabile omaggio sarebbe estremamente riduttivo. Piuttosto sarebbe bene considerare October 31st: The Myth of Michael Myers come una sorta di universo alternativo nel quale la profonda frustrazione di un appassionato cineasta, defraudato della propria filmica creatura a causa della solita vecchia mancanza di spina dorsale produttiva, da piccolo fuocherello di paglia si tramuta in furioso incendio dopo aver appreso delle non certo pudiche scappatelle del suo perduto amore, delle quali per giunta mezza contrada era a conoscenza. E così l’infervorato Edoardo Bosco (Alberto Lupia), sentimentalmente cornuto e cinematograficamente mazziato, giunta la beneamata vigilia d’Ognissanti e indossata la bianca maschera del non certo sospetto villain che l’obiettivo della sua macchina da presa avrebbe dovuto catturare, si appresta a consumare un’ancora scottante vendetta contro i responsabili diretti e indiretti del suo mal di cuore, siano essi la sfortunata madre (Barbara Biggio) piuttosto che i più o meno illustri colleghi di set. Ma attenzione, perché, così come qualcuno di nostra leonina conoscenza ci rammenta, quando un uomo con coltello ne incontra uno con la pistola, è logico aspettarsi che quello con coltello sia già un uomo morto. O forse no?
Terzo e ultimo capitolo della trilogia 3 Shades of Death concepita e messa in scena da Lupia e dalla sua factory, October 31st: The Myth of Michael Myers – disponibile, ca va sans dire, dal 31 ottobre sul canale di Unusual Vision – vuole rappresentare la morte reale, nuda e curda come mamma l’ha fatta, impiegando sino in fonda la propria fiera scorza amatoriale per confezionare un gioco di rimandi, strizzate d’occhio e sincere rielaborazioni che, partendo dall’innegabile humus carpenteriano di qui sopra, finiscono per muoversi, sinceri e spensierati, verso i terreni della cinefilia tutta. Nessuna paura né remora insomma nell’accostare il nome di Lucio Fulci accanto a quello ben più roboante di Sergio Leone, in un immaginario quanto stuzzicante menage a quatre dal quale uscirne vivi sarà un vero inferno. Ma d’altronde si sa: reale o mitico che sia, Michael Myers è pur sempre l’Ombra della Strega, e come tale è la forza della sua icona a far tremare le vene ai polsi. Anche quando quest’ultima viene usata per curare nel sangue e col sangue piccoli grandi problemi di set così come di cuore.