Suor Omicidi
1979
Suor Omicidi è un film del 1979 diretto da Giulio Berruti.
Suor Gertrude (Anita Ekberg) scopre di essere malata di tumore al cervello e viene sottoposta ad un delicato intervento. La monaca guarisce, ma è costretta a curarsi con la morfina, dalla quale diventa dipendente. Nell’ospedale in cui lavora, che dirige con piglio militare e una crudeltà fuori dal comune, iniziano a verificarsi strane morti. In molti iniziano a sospettare che l’assassina sia proprio Suor Gertrud. Tra questi, anche Suor Mathieu (Paola Morra) innamorata persa di Gertrud, che si offre di aiutarla e nascondere le prove dei delitti e della sua tossicodipendenza. Intanto la suora sprofonda sempre di più in un vortice di follia, droga e sesso occasionale.Suor Omicidi (aka The Killer Nun) è un film sfortunato e maledetto. Il secondo e ultimo diretto da Giulio Berruti, dopo alcune sceneggiature scritte per Corrado Farina (Hanno cambiato faccia, Baba Yaga) e il lungometraggio d’esordio Noi siamo come le lucciole (1976). Prodotto da Enzo Gallo, il film esce nelle sale nel 1979, preso di mira dalla censura e tagliuzzato qua e là, ma riscuote un discreto successo, soprattutto nelle sale romane. La distribuzione, all’insaputa di Berruti, compie però un passo falso e promuove il film con la dicitura a caratteri cubitali dagli archivi segreti del Vaticano. Dopo alcuni giorni, il Vaticano chiede e ottiene il sequestro della pellicola. Il film viene ritirato dalle sale italiane, ma ottiene successo in Spagna e Germania. Ma è poca cosa, il sequestro provocò il fallimento del distributore, segnando per sempre la carriera di Berruti nel cinema.
“Dopo le disavventure produttive di Suor Omicidi, mi passò totalmente la voglia di continuare a fare quel tipo di cinema – ha detto lo stesso Berruti alla presentazione del suo film nel 2006 al Ravenna Nightmare Film Fest – e decisi di dedicarmi solo ai documentari, nei quali ero libero di potermi esprimere.” La pellicola non è perfetta, va detto, e rimane in costante ibrido tra nunsploitation e thrilling, con strambe incursioni persino nella commedia all’italiana. Berruti a suo modo prende le distanze dal filone delle suore perverse, s’ispira a un fatto di cronaca accaduto in Belgio e sporca la pellicola con il cinema di Argento, con omicidi piuttosto memorabili e sequenze lisergiche che colpiscono e inorridiscono insieme. Ma a scatenare l’ira del Vaticano, non sono né il sangue né il tema morboso della suora killer, ma la sua nemmeno tanto velata poetica anticlericale, spesso masochistica, in cui la fede stessa è il male, il mostro da uccidere e soffocare. La morfina prende il posto di Dio, scorre nelle vene di Suor Gertrude, così come la religione scorre nelle menti delle persone, avvelenandole e rendendole malate. La religione tossica di Berruti è a tratti un bel pugno nello stomaco, la Ekberg è perfetta nel suo ritratto di suora in continua lotta tra astinenza e lussuria, castità e vocazione al male.
Nel film in ruoli minori e persino dimenticabili ci sono Lou Castel, Alida Valli e Joe Dallesandro, quest’ultimo assolutamente fuori parte nel ruolo di un medico. Berruti realizza una pellicola blasfema, dissacrante e scorretta, ma allo stesso tempo si concede il lusso sfrenato di divertire con scene anche al limite del trash: dal sesso in un sottoscala della Ekberg, alla dentiera di una vecchia schiacciata sotto i piedi, fino alla pera di morfina girata come se stessimo assistendo alla celebrazione di una messa. Suor Omicidi è un film anarchico, coraggioso e visivamente scioccante, capace di raccontare un cinema oltraggioso e sporco, imperfetto nella sua voglia di raccontare, ma perfetto nel suo modo di colpire dritto allo stomaco.