In principio era il dolore. Un Faust di meno
Otto cadaveri vengono ritrovati nel cortile dell’Università Statale di Milano. I corpi orrendamente martoriati, appartenenti a otto ricercatori, sono disposti in modo da formare la rosa dei venti. La principale indiziata è la professoressa di estetica Loredana Robecchi, ritrovata sul posto nuda, sporca di sangue e in evidente stato confusionale. In precedenza suo marito, lo scrittore Fabio Pugno aveva incontrato,a un concerto, un personaggio sinistro che si fa chiamare Marylin. Pugno ha ricevuto da Marylin un’offerta inquietante: in cambio della sua anima, e di tutto ciò che sarebbe stato disposto a sacrificare, avrebbe ottenuto ciò che desidera di più, la Verità.
Marlowe a Quinn e Vigil, passando per il più celebre Goethe, diversi autori si sono cimentati con una storia ormai diventata un archetipo a tutti gli effetti: il Faust. Le vicende di un uomo che cede l’anima al diavolo in cambio di tutto ciò che più profondamente desidera è stata rivisitata in molteplici occasioni da tutti i punti di vista. Ciònonostante resta una storia forte, archetipica proprio perché pone una domanda che tocca il centro profondo della natura umana. Paolo Scardanelli, con il suo In principio era il dolore – un Faust di meno, s’inserisce nel solco della tradizione realizzando una rilettura del Faust che ne coglie il senso senza snaturarlo ma senza rinunciare a imprimere nella storia la propria personalissima impronta. I paratesti del volume parlando di “versione ultramoderna”, ma in verità c’è un forte gusto vintage in questo Mefistofele amante del rock che cita Neil Young in continuazione, un trickster nel vero senso della parola, ironico e divertente quanto sinistro e pericoloso.
Ciò in cui la rilettura di Scardanelli coglie nel segno lo spirito autentico del Faust è la ricchezza di un’opera quasi enciclopedica, che al di là della trama principale tratta una grande quantità di argomenti diversi, dalla musica alle profonde riflessioni filosofiche, dando vita a un’opera mondo che si allarga per cogliere una visione il più possibile ad ampio spettro della varietà dello scibile umano assumendo il punto di vista di protagonisti guidati da un’impetuosa curiosità che li spinge a una continua domanda di senso nei confronti del mondo. In tal senso anche la trama gialla che si intreccia con la rilettura del mito diventa una ricerca di verità totalizzante, che non si ferma ai soli eventi ma scava in profondità. In principio era il dolore – un Faust di meno è un libro d’altri tempi come i gusti musicali dell’inquietante Marylin, un libro denso si a livello di lingua che a livello di contenuti, una lettura che si prende il suo tempo e che chiede al lettore un’immersione profonda per coglierne appieno la natura caotica e ribollente.