RUR – Rossum’s Universal Robots
Il vecchio scienziato Rossum vuole ricreare la vita. Dopo tanti anni di lavoro arriva a riprodurre in laboratorio l’essere umano, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Suo figlio, un ingegnere pragmatico con una spietata sete di guadagno, punta a snellire il processo per dar vita a una creatura che elimina tutti i bisogni, i sentimenti e le debolezze dell’essere umano al fine di farne una macchina da lavoro perfetta e instancabile. Commercialmente l’idea si rivela una bomba, la Rossum’s Universal Robots prospera e i suoi prodotti vengono venduti in tutto il mondo. Peccato che, a lungo andare, l’invenzione dell’Ingerner Rossum provocherà guerra, morte e una rivolta violenta delle macchine finalizzata a soppiantare la razza umana. RUR – Rossum’s Universal Robots è l’adattamento a fumetti di un’opera teatrale scritta nel 1920 dal ceco Karel Capek, uno dei capostipiti della letteratura distopica che per decenni fu un successo internazionale rappresentato sui palchi di tutto il mondo nonché fonte d’ispirazione per film come Metropolis di Fritz Lang e Blade Runner di Ridley Scott.
L’opera, scivolata progressivamente nel dimenticatoio con il passare degli anni, è oggetto del lavoro coraggioso e interessante della fumettista Katerina Cupova, conterranea di Capek, che riprende l’opera e la riattualizza sotto forma di Graphic Novel. Il testo di Capek è certamente figlio del suo tempo, di cui racconta per esempio le paure suscitate dall’avanzata del bolscevismo e la discussione intorno al concetto di progresso portato dal fiorire delle nuove tecnologie che, già nei primi decenni del XX secolo, colpì con forza l’immaginario collettivo. Tuttavia, diversi temi presenti nell’opera contengono il seme dell’universalità nel proprio DNA ed è anche per questo che il lavoro di Capek ha gettato ben più di un seme negli anni, uno su tutti la parola robot, che proprio a partire da quest’opera entra nel lessico comune e nell’inconscio collettivo. La società dei consumi, il libero arbitrio, i diritti dei lavoratori e la definizione stessa di vita sono solo alcune delle tematiche presenti nel testo originale di Rossum’s Universal Robots che lo rendono attuale e adatto a un adattamento a fumetti.
Il lavoro di Katerina Cupova è senza dubbio notevole. Guardandone i disegni, le suggestioni sono molteplici: dal costruttivismo e dalla grafica dei manifesti sovietici all’animazione e al design degli anni ’70, un world building grafico la cui profondità è testimoniata dagli studi presenti a fine volume insieme a un apparato redazionale che approfondisce la storia del testo originale. A livello narrativo il fumetto parte bene, la caratterizzazione dei personaggi è tendenzialmente fredda e forse è riuscita proprio per via di questa scelta che si accorda con le atmosfere opprimenti oltre ad avvicinare in maniera sinistra gli esseri umani ai robot. Particolarmente riuscito è il personaggio del vecchio conservatore che rimpiange il passato, caratterizzato da fatica e lavoro manuale, incapace di interiorizzare il nuovo corso degli eventi, forse il più universale e simbolico di tutti i protagonisti. Kupova si perde tuttavia nella parte finale, dove sembra sfuggirle il controllo di un testo che si fa via via più caotico e meno agevole da seguire, fino a un finale suggestivo e potente nel suo essere un topos del genere. RUR – Rossum’s universal Robots è un lavoro prezioso per quanto non completamente riuscito, un fumetto di buona qualità che lavora per riportare, e speriamo che ci riesca, i riflettori su un classico dimenticato del teatro, e della narrativa fantastica, mondiale.