The Boys 3
2022
The Boys 3 è una serie tv del 2022, ideata da Eric Kripke.
Un anno è passato dagli eventi della seconda stagione di The Boys. Stormfront giace sfigurata in un letto d’ospedale, Patriota pare essere sotto controllo grazie al ricatto di Queen Maeve che minaccia di rendere pubblica la strage che ha compiuto lasciando precipitare un aereo di linea mentre Butcher e il suo team lavorano con il Bureau of Superhero Affair, controllati da una Victoria Newman che fa in modo che non facciano scorrere troppo sangue nella loro attività di sorveglianza dei Super. Tutto cambia quando Starlight viene nominata co-capitano dei Sette, facendo sentire Patriota minacciato in quanto capitano. Il villain inizia a fare del suo peggio per prendere il controllo della situazione mentre qualcuno aiuta Butcher in maniere inaspettate quanto rischiose. Uno dei maggiori punti di forza della serie tv The Boys, ormai tra le teste d’ariete dell’offerta di Prime Video, è la capacità di prendere il fumetto di Garth Ennis e riscriverlo nettamente meglio della fonte originale. La serie, meno che mai in questa sua terza stagione, non manca certo di umorismo di grana grossa, splatter a livelli di allerta meteo e allusioni sessuali che delle allusioni hanno ben poco, eppure gli autori riescono a ripulire quel che nel fumetto è un compiacimento scemotto e infantile da bambino che ride come un matto dopo aver detto “Cacca!”.
Non è solo una questione di misura: anche in quello Garth Ennis esagera, ma l’atmosfera demenziale fa la forza del franchise. Nel fumetto lo splatter e la volgarità sono buttati lì, perché Ennis fa così e basta, va un tanto al chilo e si ride finché non ci si annoia. La serie vive di tempi comici precisi ed efficaci, sbraga dove deve sbragare e si ride perché quello è il momento migliore per mettere un tizio che si scopa un polpo o un’esplosione di budella. Non solo in questo la scrittura della serie di The Boys è migliore del fumetto. I personaggi sono più credibili, meglio approfonditi e addirittura superiori laddove la serie cambia tutto rispetto al fumetto, il ritmo sta in piedi per conto proprio e non si limita all’attesa della prossima sparata. La scrittura è solida, anni luce dalla creatura di un fumettista che ha fatto mezza cosa buona per poi passare il resto della carriera a scriversi addosso.
The Boys 3 gioca in accumulo, su continui cambi di fronte che portano ad altrettanti precari recuperi di un equilibrio sempre sul punto di essere compromesso con due fazioni che si tengono sotto tiro in una mexican standoff costante che non vede mai nessuno al sicuro. Il meccanismo è preciso e funziona, a ogni soluzione corrisponde un ribaltamento che crea un nuovo problema, le certezze vengono sovvertite una per volta e quando sembra che le acque si debbano calmare spuntano fuori almeno due o tre pinne di squalo. Carismatici sia i protagonisti, pieni di debolezze che tuttavia non ne giustificano il comportamento discutibile in maniera troppo facile, e i villain, tragicomici nel loro essere relitti umani con il potere di un’arma di distruzione di massa. Buono in particolare il lavoro di Anthony Starr che riesce a dare originalità e vitalità a un ruolo, quello dello psicopatico represso sopra le righe, già visto e stravisto, e quello di Dominique McElligot, che riesce a dare spessore al suo personaggio con il solo linguaggio del corpo.