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The Slaughter – La mattanza

2022
REGIA:
Dario Germani
CAST:
Tonia De Micco (Sara)
Samuel Kay (Riccardo)
Nadia Rahman (Cindy)

Il nostro giudizio

The Slaughter – La mattanza è un film del 2022, diretto da Dario Germani.

Il tema snuff è come l’abito nero, non passa mai di moda. Veri o falsi che siano, quando li si tira in mezzo corre sempre quel certo brivido, perché siamo abituati per riflesso pavloviano a considerare l’idea che qualcuno ammazzi la gente e riprenda il fatto, per diletto o per altri suoi labirinti mentali difformi, un gradino o parecchi gradini più in su dello slasherismo da quattro soldi. In The Slaughter, diretto (e fotografato) da Dario Germani su sceneggiatura di Antonio Tentori, si parte con la promessa di una ordinaria mattanza. Un gruppo di amici, eterogeneo e apparentemente molto politically correct ripartito in quote omosex, lesbo e razziali (bianchi, un nero, una che mi pare meticcia, una oriental tipo) va per sballarsi una notte dentro un vecchio stabilimento di sviluppo e stampa, con annessa saletta di proiezione. Tra loro c’è il cinefilo e horrorofilo, nero e gay, che impazzisce per i film di Bruno Mattei (il film si apre su una scena di Snuff Killer la morte in diretta, quello di Mattei con la Carla Solaro: tanto per chiarire subito…) e tra una pasticca di extasy e l’altra, tra una scopata e l’altra, questi almanacca di proiettare ai sodali in trip i classici del maestro Bruno, le cui pellicole (proprio i rulli, non dvd o blu ray) sono tutte lì sugli scaffali del luogo, in bella mostra.

Senonché, invece di pescare la pizza di Zombi – La creazione, mette su uno strano film in bianco e nero, in cui una figura con la maschera del pupazzo di Profondo rosso, entra in una casa e, in soggettiva, spara a tutti i presenti. Poi, finisce un maschio adulto tagliandogli la testa e una donna massacrandola di pugnalate. È uno snuff? Forse che sì forse che no. Di sicuro non lo ha girato Mattei… E altrettanto di sicuro, il mascherato è in giro di ronda in quegli ambienti cinematografici abbandonati. C’è chi pensa ad appartarsi e uno snuff nemmeno ha idea che cosa sia (le due lesbiche, un’altra coppia etero) e chi invece comincia a finire con la faccia nell’acido (la variatio su Profondo rosso, no?) e a beccarsi lamate tremende in tremende e assortite modalità. Senza svelare l’arcano incantatore finale (e già dicendo così, dico più di quel che vorrei), c’è una volontà evidente di smantellare l’idea tradizionale del massacro in luogo chiuso, tant’è che quando segui quello o quella che pare possiedano un leading role, poi quando quella o quello crepano, capisci che i giochi son tutti da rifare. Non sarà idea nuovissima, ma tant’è, perché funziona e dalla metà della storia in avanti gli sviluppi iniziano a diventare davvero imprevedibili.

Effetti, forti, di Bracci, che si distinguono come già si erano distinti nel precedente film di Germani, Antropophagus 2, del quale The Slaughter mi pare superiore anche come direzione degli attori. La cui scelta ha obbedito evidentemente e felicemente a un criterio di internazionalizzazione: Tashi Higgins e Janice Quinol sono le due lesbiche e hanno una scena insieme non male, poi ci sono Tonia De Micco, Samuel Kay, Nadia Rahman, Roberto Luigi Mauri, Jason Prempeh (il nero cinefilo matteiano, motore del tutto) e Fabrizio Bordignon. Claudio Fragasso ha collaborato e consigliato, il che avrà avuto anche il suo peso, e il produttore è Paolucci. Diciamo che non mi è mai venuta voglia di usare il fast forward o di interrompere. E per quanto mi concerne, è già moltissimo. Aggiungendo che se si omaggia Bruno, mi si tocca sempre nel vivo.