Gli occhi del diavolo
2022
Gli occhi del diavolo è un film del 2022, diretto da Daniel Stamm.
Ci sono mode che non passano mai di moda: una di queste, inutile dirlo, è l’exorcism movie. D’altronde nei periodi storici più complessi si torna all’atavico, al primitivo, al premoderno, e oggi nel post-virus e con la nuova guerra, con le luci spente dalla crisi energetica ci sono gli estremi per evocare il principe delle tenebre. Curioso notare come l’horror esorcistico sia uno dei pochi che ottiene ancora la sala, prima delle piattaforme e dello streaming, perché è la mosca bianca che continua a incassare, naturalmente negli Stati Uniti (17 milioni di dollari nelle prime due settimane). Merito del diavolo, probabilmente. Ecco allora Prey for the Devil, titolo italiano Gli occhi del diavolo, che abita l’oscurità del cinema. Siamo nel classico filone esorcistico. Alla cabina c’è il tedesco Daniel Stamm, che aveva frequentato la materia nel modesto L’ultimo esorcismo del 2010, tentando di incrociare il genere al found footage, mescolando L’esorcista a Rec in una ricetta piuttosto insipida. Qui torna a un’impostazione più tradizionale: niente filmati registrati, zero velleità metalinguistiche per spaventare, narrazione pura al primo livello di lettura.
La protagonista è suor Ann, interpretata dalla bella Jacqueline Byers. La premessa è che il Vaticano, visti appunto i tempi, ha riaperto le scuole per esorcisti. Satana è scatenato: mai così tante possessioni si sono verificate nella storia del mondo. Ma qui non si tratta di catacombe a lume di candela, bensì di istituti contemporanei, una specie di università segrete in cui si fa lezione di esorcismo con tanto di slides: la professoressa Virginia Madsen spiega alla lavagna come riconoscere un posseduto e procedere se il maligno ci mette lo zampino. Non un rituale, dunque, ma quasi un corso di laurea. Ann, venticinque anni, si presenta già traumatizzata: nel teaser viene brutalmente maltrattata dalla madre, che per la scienza era una depressa schizofrenica, ma secondo la ragazza risultava invece posseduta. La Santa Sede vieta alle donne di esercitare il mestiere, il problema viene superato dall’abnegazione di Ann che entra nelle grazie di un superiore: segue il corso prima da osservatrice, poi impugna il crocifisso infuocato. Il caso primario che le si presenta è quello di una bambina posseduta che la suorina deve salvare. La cosa strana è che gli infestati si rivolgono a lei con la formula vampiresca “lasciami entrare”: perché al demonio la giovane è sfuggita una volta, da piccola, e adesso non vede l’ora di riprendersela…
La carta principale del film è ribaltare la regola di un genere a dominanza maschile e presentare un’esorcista donna. Una scelta che si porta dietro tutto ciò che ne consegue, dalla sensibilità femminile nell’affrontare il “problema” fino alla possibile riflessione sul tema della maternità: gira e rigira, il rapporto con Satana è anche questione di madri e figlie, di relazioni complesse con tutti i loro rivoli. La nota dolente arriva nella costruzione visiva, e non è poco: il teutonico Stamm, che non è nato a Hollywood ma ad Amburgo, ripassa infatti tutti gli stereotipi del film sull’esorcismo. Dai primi minuti emerge però un paradosso: da una parte si prova a rinnovare il genere attraverso l’introduzione del femminile; dall’altra viene inscenato coi soliti trucchi, senza alcuno sforzo di innovazione. Vediamo la bimba che urla, si dimena, cammina sul muro, viene abbrutita dagli effetti digitali, i capelli la avvolgono, il corpo si snoda, una mano le esce dalla bocca, eccetera. Intanto Ann si difende con la forza della fede e gli insegnamenti appresi, arrivando alla resa dei conti che la riguarda direttamente. La ragazza imparerà il nuovo lavoro, sino alla sequenza conclusiva che strizza l’occhio ai finali di Sam Raimi. Tutto comunque troppo già visto e risaputo per riempire opportunamente 93 minuti tentando di sorprendere e/o spaventare. Chi vuole un anticristo off Hollywood può rivolgersi al polacco Hellhole, su Netflix.