Bones and All
2022
Bones and All è un film del 2022, diretto da Luca Guadagnino.
Dipinti apparentemente infantili e abbozzati di un paesaggio rurale solitario e pressoché monocromatico fatto di tralicci, colline e poco più, scorrono lentamente dinanzi allo sguardo dello spettatore, mentre I’m with You (A Way Out) di Trent Reznor e Atticus Ross malinconicamente procede, ondeggiando tra una vallata e l’altra. Così comincia Bones and All, il settimo film di Luca Guadagnino, scritto da Dave Kajganich, sulla base dell’omonimo romanzo di partenza scritto da Camille DeAngelis. I dipinti altro non sono che la rappresentazione illusoria e pacificata di una realtà quotidiana ben più complessa, quella vissuta da Maren – interpretata dalla straordinaria Taylor Russell di Waves – che a causa di una condizione estremamente particolare ereditata dalla madre, si ritrova costretta a vagabondare insieme al padre tra gli stati Americani, molto spesso in fuga, o più in generale cercando di nascondersi, ricominciando da capo di volta in volta, proprio a causa di quella particolare condizione che prendendo ilsopravvento sul lato razionale di Maren, ne distrugge autocontrollo e stabilità emotiva conducendola alla violenza e al pasto cannibale capace di soddisfare ogni qualvolta il desiderio recondito e incontrollabile della sua più profonda e reale individualità e identità, quella cannibale.
Nei primi giorni di un’estate americana degli anni ’80, Maren viene abbandonata dal padre, stanco di una vita fatta di violenze, sangue e arresti improvvisi di quotidianità lentamente costruite, perciò restando sola intraprende il cammino che la conduce alla scoperta dell’America profonda, di sé stessa e della comunità cui realmente appartiene. Ecco dunque che Maren facendo la conoscenza di sinistri individui, tra i quali Sully – Mark Rylance – un anziano cannibale in cerca di una compagna con la quale condividere gli ultimi anni della sua esistenza solitaria, Jake (Michael Stuhlbarg) un cannibale psicopatico a caccia di efferatezze e sadismo e Lee – Timothée Chalamet alla miglior prova di carriera – un giovane cannibale che vagabonda da uno stato all’altro rinnegando il proprio passato e il male che più lo tormenta, inevitabilmente cresce, prendendo coscienza della propria condizione e della vita che può imparare a condurre. Il nucleo centrale di questo incredibile ritratto umano e paesaggistico ha a che fare con ciò che separa continuamente Maren e Lee l’una dall’altro, poiché i due non sono affatto d’accordo sul modo in cui il bisogno del pasto – una comunione profondamente intima, inquietante e vorace – andrebbe gestito ed elaborato.
Se Maren tenta fino in fondo di ricorrere alla razionalizzazione del bisogno, Lee sceglie, forse per farsi forza, o forse per abitudine, di soddisfarlo senza porsi alcuna questione a riguardo. Dunque Bones and All diviene ben presto un susseguirsi incessante di stati d’animo, dalla gioia all’afflizione, fino all’accettazione e al rifiuto della propria identità e del proprio stile di vita che oscillando senza sosta sembra riferirsi alla notissima chiave di lettura di Schopenhauer sulla vita, ossia l’eterna contrapposizione tra noia e dolore, intervallata da fugaci momenti di illusorio piacere e gioia. L’occhio empatico di Guadagnino ci culla dolcemente e talvolta ferocemente nel cuore dell’America più profonda, in tutta la sua gloria cruda, vasta e desolata, rifacendosi qua e là al cinema di Wim Wenders, Terrence Malick, Chloé Zhaoe Mike Flanagan. Un cammino molto poco amoroso quello di Maren e Lee, ma così emozionale e viscerale da destabilizzare e conquistare qualsiasi genere di spettatore. Un grande film sul potere dell’incontro e della condivisione di una condizione che non si è scelta. Trionfare sulla propria natura o subirla come condanna? Questa la domanda posta ad ognuno di noi.