Pinocchio di Guillermo del Toro
2022
Pinocchio di Guillermo del Toro è un film d’animazione del 2022 diretto da Guillermo del Toro e Mark Gustafson.
Archiviato il deludente Pinocchio Live Action di Zemeckis targato Disney, arriva finalmente la versione stop-motion, realizzata per Netflix, di Guillermo Del Toro, regista dei mostri, del macabro e del poetico, naturalmente attratto dalla favola di Collodi. Non poche le novità introdotte dal regista messicano: una back-story per Geppetto che lo vede padre di Carlo, bimbo amorevole morto durante un bombardamento della grande guerra, la fata turchina sostituita da due esseri soprannaturali, un Conte Volpe che si fa carico delle funzioni narrative di Mangiafuoco, del Gatto e della Volpe, infine soprattutto l’ambientazione della storia spostata nell’Italia del ventennio fascista, con Pinocchio che diventa simbolo di disobbedienza civile e pensiero non allineato. Tra gli elementi innovativi più riusciti c’è sicuramente l’aver sostituito la fata Turchina con due entità soprannaturali, spiriti elementali che ne esplicitano e concretizzano la doppia funzione che il personaggio aveva nel racconto di Collodi, cioè dispensatrice sia di vita che di morte, di premi e punizioni. Del Toro pesca nel ricco immaginario di creature fantastiche che da sempre abitano il suo cinema, tra cui appunto gli spiriti elementali, come per esempio quello vegetale, enorme, di Hellboy 2, aggiungendo dunque un tocco personale alla storia, ma rispettando la funzione archetipica della fata.
Quando però Del Toro piega la favola di Collodi all’antifascismo, rivisitazione peraltro legittima, qualcosa si incrina. Pinocchio è un burattino che si lascia meravigliare da un mondo che scopre per la prima volta e, come un novello Adamo, dà i nomi alle cose. Nella sua foga di scoprire nomi, funzioni e significati delle cose è esuberante, naif e travolgente. Ma la disobbedienza di Pinocchio alla dittatura è caotica e inconsapevole: farlo assurgere a simbolo di una ribellione al totalitarismo è eccessivo. Tra l’altro la composizione ed esecuzione di una canzoncina denigratoria nei confronti di Mussolini, basata sugli escrementi (di cui il burattino sa veramente poco), sembra essere al di fuori della portata del personaggio. A una lettura superficiale la favola di Collodi sembra rispondere a una moralità punitiva e borghese, e la rivisitazione di Del Toro, a prima vista, sembrerebbe rispondere a un certo sentimento di ribellione, paradossalmente molto apprezzato da quella stessa borghesia che tollera a stento il Pinocchio classico.
Ma la storia di Collodi si presta a letture ben più profonde e la mancanza, nel film di Del Toro, del paese dei balocchi, trasfigurato in un campo di addestramento militare, nonché della metamorfosi in asino, costituiscono lacune simboliche importanti per la storia. La trasformazione in ciuchino cela infatti tensioni archetipiche profonde e ancestrali (pensiamo per esempio alla metamorfosi di Lucio nell’Asino d’oro di Apuleio) e rappresenta il regredire della persona a uno stato istintuale, passaggio indispensabile in un percorso iniziatico che porta il burattino da una condizione puramente naturale e meccanica, preda di passioni terrene, a una spiritualmente più consapevole, in cui l’individuo si libera “dalla presa delle forze cosmiche vedendone la fine e il principio e la ragione” secondo le parole di Elémire Zolla. Privare la favola di Collodi di questi elementi vuol dire disinnescarne la grande portata archetipica. Tornando all’antifascismo, si poteva usare molto meglio, magari sfruttando proprio la trasformazione in asino, ma senza rinunciare ad elementi fondanti della favola. D’altro canto dare una motivazione a Geppetto, con la storia del figlio morto, ha colorato la scena della genesi del burattino di inedite sfumature rabbiose e macabre molto suggestive. Infine, a livello estetico il film è davvero impressionante, con una stop-motion usata con naturalezza, coerente ai movimenti meccanici di un burattino. In conclusione questo Pinocchio di Guillermo del Toro è un coacervo di debolezze e punti di forza, coerenza interna e contraddizioni, ma il tutto concorre al suo fascino.