Mad Heidi
2022
Mad Heidi è un film del 2022, diretto da Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein.
C’era una volta. Anzi, c’è. O meglio ancora, potrebbe esserci una distopica realtà alternativa nella quale, in una Svizzera fascistizzata e militarista, uno sciroccato e orwelliano leader con il grugno sornione di Caspar Van Dien spadroneggia in lungo e in largo per ogni cantone, deciso più che mai a risolvere una volta per tutte la piaga nazionale dell’intolleranza al lattosio privatizzando l’industria casearia e, cosa più importante, investendo energia e risorse nella fabbricazione di un oscuro Formaggio Ultra-Svizzero con cui controllare le menti e i corpi di ogni essere umano ferrato o meno nell’arte dello Jodel. Ed è proprio in questo folle universo fuoriuscito da una relazione illecita fra l’Uwe Boll più sbracato e un Kevin Smith ultimissima maniera che vive e vegeta la giovane e bella Heidi (Alice Lucy), fra sorridenti montagne e caprette ben educate, equamente divisa fra la carnalissima compagnia dell’amato Pastore Peter (Kel Matsena in tenuta superfly da perfetto pappone blaxploitation) e l’affetto per il caro rude Nonnino (David Schofield in versione Capitano Achab del Canton San Gallo). Ma in seguito alla truculenta morte del truzzismo fidanzatino – a causa dei di lui loschi commerci di latticini di contrabbando – e la sofferta sparizione dell’unico tostissimo parente ancora in vita, la nostra cazzuta e incazzata montanara, sfuggita nel frattempo al centro di rieducazione gestito dalla perfida Fräulein Rottweiler (Katja Kolm) in cui vengono perpetrate terribili torture di waterboarding alla fonduta e crudissimi incontri di wrestling alpino, grazie ad un training di combattimento intensivo offerto dallo spirito della Madre Terra Helvetia (Andrea Fischer-Schulthess) e dal suo plotone di fidate suore ninja avrà modo di imbracciare spada e alabarda per farla pagare al tirannico Svizzerissimo Supremo Leader e alla sua orda di voraci Emmental Zombie. Si perché, così come il napalm, anche il formaggio ha tutto un altro sapore al mattino…
Se foste giunti sino a questo punto un tantino disorientanti, state pure tranquilli, non dipende certo da voi, quanto piuttosto da quei due pazzoidi di Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein che, con questo allucinante e allucinato Mad Heidi, sono miracolosamente riusciti a tirare in piedi un autentico delirio ultra-pulp dal dichiarato retrogusto tarantiniano, non si sa bene come o perché venuto al mondo proprio in questa nostra scalcinata linea temporale. Un titolo che, già di per sé, è tutto un programma: nato e cresciuto – così come ben pubblicizzato dall’advertising in chiaro stile grindhouse in apertura di queste stralunate danze – grazie a una rocambolesca campagna di crowdfunding nata quasi per gioco nel 2017 e che, grazie al cieco supporto di oltre cinquecento scapestrati e appassionati sostenitori sparsi per ogni latitudine, è riuscita, tra parecchie difficoltà e altrettante perplessità, a dar vita del tutto inaspettatamente a un curioso, scanzonato e a suo mondo esilarante esperimento naïf, la cui vera (e forse unica) forza risiede nel non volersi prendere mai sul serio. Come dare il ben che minimo credito, infatti, a getaglia pronta a perdere letteralmente e sanguinolentemente la testa, frotte di improbabili zombie formaggiosi, iperstereoidate gladiatrici in treccine capaci di far impallidire persino Dwayne “The Rock” Johnson e, per finire, plotoni di Swiss Nazis usciti dritti dritti da uno spin-off di Kakkientruppen? Beh, se si è di bocca un minimo buona e non si ha la pretesa di avere a che fare con il prossimo capolavoro di Martin Scorsese – o anche di Robert Rodriguez, tanto per rimanere nel dissacrante circondario -, allora si potrà certamente entrare nello spirito ribaldo e maramaldo che brulica nelle sozze e profonde viscere di questo primissimo esempio di divertente e divertita Swissploitation Hardcore, condita con generoso splatter e altrettanto genuino amore per il più goliardico filmico cazzeggio. D’altronde, chiudere dei giochi già di per sé fuori da ogni umana logica con un fake-trailer che promette un fantomatico sequel alla Machete Kills dovrebbe già essere di per sé motivo sufficiente di fiducia e amore incondizionati, nonostante il condimento di scenari che paiono volutamente fuoriusciti da un FPS anni ’90 di serie Z.
Dice il saggio che l’importante non è il come si parla elle cose, quanto piuttosto che se ne parli. E si può certo dire che, nel corso degli ultimi cinque anni, nel bene ma sopratutto nel male di Mad Heidi se n’è parlato eccome, tra false partenze, allucinanti campagne di boicottaggio dentro e fuori la piccola neutrale patria degli orologi a cucù – a causa di presunto vilipendio nei conforti dell’incorruttibile popolo elvetico -, licenziamenti in tronco di co-produttori impelagati con la severissima polizia cantonale e l’inaspettata sostituzione in corso d’opera dell’attrice principale Jessy Moravec a trailer già distribuito con la tosta collega Alice Lucy. Ed è lei, infatti, il vero gioiello di questo delirante e sanguinolento Svizzeri Senza Gloria cresciuto in parte sotto l’egida produttiva di quel Tero Kaukomaa già mecenate dello sciroccato e vincente azzardo che fu l’Iron Sky di Timo Vuorensola. Un’agguerrita (anti)eroina, figlia della recentissima riscrittura in chiave #MeToo di quelle stesse icone femminili provenienti dal nostro comune immaginario letterario e favolistico (si vedano ad esempio il provocatorio The Princess o l’ironico Guendaline) capace, come la celeberrima Sposa di tarantiniana memoria, di dar fondo a tutta la propria insaziabile sete di vendetta con mortale aplomb da provetta motherfucker, dismettendo a tempo di record i comodi panni della fragile e immacolata giovinetta montana per calzare un succinto e conturbante abitino da killer-pastorella che non sfigurerebbe affatto in uno dei violentissimi deliri cinematografici a briglia sciolta targati Tommy Wirkola. E se, infatti, durante la visione di questo stranissimo oggetto filmico non meglio identificato vi dovesse per caso passare in sovrimpressione dinnanzi agli occhi della mente qualche subliminale fotogramma di Hansel & Grethel – Cacciatori di streghe beh, non temete, perché il livello di anarchia e di sbracata ironia è più o meno il medesimo. Con qualche chilo di Appenzeller e un bel pò di frattaglie in più, ovviamente.