Non c’è due senza uno. Ventitré racconti
Gli amori e le relazioni sono al centro del nuovo libro di Lorenzo Oggero, una ricca raccolta di racconti intitolata Non c’è due senza uno. Ventitré racconti. Spesso le raccolte di racconti sono guardate con una certa diffidenza, soprattutto dai lettori forti, ma in questo caso bisogna ricredersi e vediamo perché. Come premessa bisogna dire che l’autore è un professionista della scrittura. Alle spalle ha diverse pubblicazioni e tantissimi premi e riconoscimenti. Inoltre, grazie alla sua professione nel campo delle Risorse umane, conosce le sfumature dell’essere umano e come queste si vanno a declinare all’interno delle relazioni. Ecco, la relazione – d’amore e non solo – è il cuore pulsante di quest’opera. La ritroviamo dal primo all’ultimo racconto, analizzata e sviscerata nelle varie sfaccettature, come un diamante che emana luce da ogni sua faccia. Leggiamo così la relazione complessa tra Aurelio e Federica, che nel racconto de “La morte dell’analista” ci svela anche il significato del titolo dell’opera: “Il tema era: perché questa mia difficoltà di mantenere una relazione duratura con una donna? Ricordo bene che avevo accennato, in modo allusivo e generico, al fatto che le donne sono un universo difficile. Lui era rimasto silenzioso più a lungo del solito e poi, quasi en passant e con la sua solita benevolenza, aveva infilzato il silenzio: Aurelio, mi ha detto, non c’è due senza uno. Uno squarcio improvviso, un’illuminazione straziante. Allora è l’uno che bisogna raddrizzare! E quell’uno, cazzo, sono io! Ho compreso in un attimo, e sarebbe stato per sempre, che non potevo scaricare su una lei le mie insofferenze e le mie aspettative”. Non solo analisi puntuale delle relazioni e dei sentimenti, ma la raccolta di Oggero si presenta anche come opera colta. In esso sono continui e non casuali i riferimenti all’arte, alla musica e soprattutto alla lingua. Lo stile di Oggero è pulito, ma profondo, ricco di citazioni dotte e di un uso sapiente della parola. A testimoniarlo è il racconto “Il gioco delle vocali”, che già il titolo ci fornisce la misura di quanto esso va a raccontare: “Sai, il nome ti accompagna per tutta la vita, prosegue Romeo, è una radiofonia che dura quanto duri tu. Una radiofonia interna – quante migliaia di volte ripetiamo a noi stessi il nostro nome? – e una esterna, grazie alla quale gli altri ci riconoscono”. Leggere questa raccolta, e in generale l’opera di Oggero, significa compiere un viaggio dentro di sé, senza trascurare il significato delle relazioni che ogni giorno si vanno ad intessere in un mondo che risulta sempre più complesso e difficile da leggere.