Creators – The Past
2019
Creators – The Past è un film del 2019, diretto da Piergiuseppe Zaia.
Ogni cinefilo che si rispetti sa bene che il vero Film, quello con la F maiuscola, spunta una sola volta nell’arco di un’intera vita. Ma se si parla invece del Capolavoro, quello destinato a cambiare per sempre le menti e i cuori di intere generazioni, beh, allora toccherà pazientare un bel po’. Ed è per questo che, in ben 200.000 anni di storia dell’umana specie e in oltre 120 di cinematografica esistenza, è stato necessario attendere che le occulte forze che regolano i destini dell’Universo intero favorissero la propizia congiuntura astrale affinché un prodigio come Creatots – The Past potesse provvidenzialmente venire alla luce in questa nostra desolata italica landa, proprio in questo millennio e in questo nostro secolo. Il contestatissimo Verbo letterario Eleonora Fani, giunto a noi per aprire le menti e gli occhi dinnanzi all’occulta verità riguardante le nostre interstellari origini e le esoteriche macchinazioni atte a condizionare le nostre esistenze, ha potuto così farsi filmica carne, portato in ogni dove grazie al tenace proselitismo registico di un Messia come Piergiuseppe Zaia, fautore di quello che è, a tutti gli effetti, un vero e proprio unicum in tutta la gloriosa e tribolata storia della Settima Arte tricolore. Un maestoso kolossal fantasy sci-fi, maledetto sin dal suo tribolato concepimento e destinato a far (s)parlare a lungo di sé, a cominciare da un budget record di ben 10 milioni di euro, un cast a dir poco stellare capace di riunire in un sol colpo nomi del calibro di Gerard Depardieu, William Shatner e Bruce Payne, un comparto tecnico con già le mani in pasta negli specialissimi pluripremiati effettoni di Dunkirk e Interstellar e, ultimo ma non ultimo, l’inquietante e forse tutt’altro che casuale sparizione dalla pubblica piazza in seguito all’attesa presentazione al Lucca Comics 2019 e all’altrettanto fugace uscita cinematografica in pieno clima pandemico. Mica cotica, insomma!
Nonostante, dunque, qualcuno o qualcosa pare aver macchinato nell’ombra per oltre quattro anni nel tentativo di impedire che la Verità potesse finalmente venire a galla – complice anche le scomode e sorprendenti rivelazioni contenute in filigrana all’interno di una trama dall’evidente sapore profetico –, lo spirito rivelatore insito in Creators – The Past ha saputo vincere la cocente vergogna dinnanzi ai miseri 112 mila euro racimolati in fretta e furia al botteghino (e l’altrettanto bruciante primato di peggior italico incasso dell’ultimo decennio), tornando prepotentemente alla ribalta e permettendoci finalmente di diffonderne appieno l’illuminante salvifico contenuto a tutti gli uomini e donne di buona volontà. Beh, si fa per dire ovviamente, laddove il tentativo di barcamenarsi all’interno di un intricatissimo ed ermeticissimo intreccio ci viene reso, se possibile, ancor più arduo da un montaggio talmente sconclusionato e approssimativo che, tanto nella snellita versione da novanta minuti circolata a tempo di sbuffo nelle pochissime sale quanto nella trofia e già mitologica director’s cut di quasi due orette, riuscire a raccapezzarcisi in maniera quantomeno intellegibile risulta difficoltoso quanto solcare gli anelli di Saturno a bordo di una scalcinata Ford Fiesta. Detto ciò, in sommissimi e generalissimi capi, questo fanta-polpettone condito con spicciolissima new age 3.0 ci vorrebbe narrare di come l’intero Universo sia in realtà governato da un Concilio Galattico composto da ben otto Creators che paiono usciti dal Pantheon delle tecno-divinità del tamarrissimo Gods of Egypt di Alex Proyas, ciascuno rappresentante di una precisa razza aliena – il Besson di Valerian apprezza e ringrazia – e con in comodato d’uso un proprio pianeta da governare mediante le Lens, sfere contenenti l’essenza della vita che tanto farebbero gola allo squamoso Shenron di Dragonball. In occasione di un prossimo propizio allineamento interplanetario i nostri Supremi e Fantastici Otto, capeggiati dall’occhialuto Lord Ogma (William Shatner), decidono così di riunire una volta per tutte i fantasmagorici globi, ma al netto rifiuto di Lord Knaff (Marc Fiorni), reo di aver mischiato il proprio divino DNA con quello dei primi pitecantropi al fine di generare l’Homo Sapiens, ecco che l’infida Lady Airre (Eleonora Fani in pericolosissima zona da black face aliena) viene mandata sulla Terra per rimettere a posto le cose, senza sapere che nel frattempo quel gran viscidone di Lord Kal (Bruce Payne) ha da tempo foraggiato nientemeno che la secolare setta degli Illuminati grazie ad un non meglio identificato e occulto Maestro di Fede (Gerard Depardieu), al fine di traviare le giovani menti e diffondere nientemeno che, udite udite, una pandemia globale.
Nel mezzo di tutto questo allucinante e allucinato marasma si trova pure il tempo di dar retta alla vicenda di Sofy (Jennifer Mischiati), vittima a suo tempo di abduction e conseguente manipolazione genetica al fine di essere sguinzagliata, modello Terminator, alla ricerca di Natan (Angelo Minoli), messianico giovinetto frutto dell’unione tra la sopracitata Lady Airre e nientemeno che, tenetevi forte, Gesù Cristo in persona (Piergiuseppe Zaia). E rimanendo pazientemente in attesa di sapere se i tanto agognati sequel Creators – The Present e Creators – The Future potranno mai vedere anch’essi la luce e dar così compimento alla Sacra Trilogia, per ora parrebbe essere tututto, almeno per quello che ne possiamo timidamente capire. Era infatti dai tempi di uno storico (s)cult come 6 giorni sulla Terra che non avevamo il privilegio di godere di un pippone cospirazionista, creazionista e fanta-religioso di una tale spicciola e sfacciata portata, concepito all’ombra del più delirante revisionismo pseudo biblico fuoriuscito dalla fervida fantasia di un Mauro Biglino sul piede di guerra – qui per giunta impegnato in un gustosissimo seppur fuggevole cameo – e tronfiamente messo in scena con un tale dispiegamento (e spreco) di energie, denaro e talenti che, forse, solo quell’altrettanto baroccheggiante capolavoro del trash involontario che è stato Joan Lui potrebbe eguagliarlo e superarlo di misura. Ma se l’egocentrica e dispendiosa follia a tempo di musical miracolosamente partorita da Adriano Celentano aveva il merito di offrire quantomeno due orette buone di surreale e onesto intrattenimento, questo Creators – The Past, affogando in un multiplo miasma di criptici messaggi sottesi peggio di un’esegesi cabalistica quattrocentesca ed effettacci davvero poco speciali capaci persino di animare il pietroso Leone di San Marco e metterlo a sfogliare il suo bel librone manco fosse il catalogo di Postalmarket, non può che rivelarsi una stucchevolissima, magniloquente, confusionaria e tutt’altro che illuminate occasione sprecata. Un’occasione costata, come si sul dire, un botto e che, all’infuori di una devastante implosione interna, il botto non è riuscita a farlo nemmeno per sbaglio. Si perché noi italiani, quando le cose scegliamo di farle, soprattutto quelle fatte male finiamo per farle davvero in grande.