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Invitation to a Murder

2023
REGIA:
Stephen Shimek
CAST:
Mischa Barton (Miranda Green)
Chris Browning (Donald Walker)
Bianca A. Santos (Carmen Blanco)

Il nostro giudizio

Invitation to a Murder è un film del 2023, diretto da Stephen Shimek.

Se è vero che, come si sul dire, il crimine non paga, allora per quale motivo, da quasi un secolo ormai, il giallo continua imperterrito a tingere tanto le pagine quanto gli schermi? Beh, semplicemente perché a tutti, in fondo, piace mettere in moto le beneamate celluline grigie, tentando di dare una risposta a quel piccolo, maledetto e solleticante quesito sul quale fior di detective più o meno patentati si sono da sempre scervellati: whodunit? Inforcando dunque la fida lente d’ingrandimento e seguendo diligentemente le orme di una vera e propria mystery fever rinfocolatasi dal fu Mistero di Crooked House e ferocemente divampata in tempi recentissimi sotto i fuochi incrociati del nuovo Poirot di Kenneth Branagh, del melanconico Gerard “Maigret” Depardieu di Patrice Leconte e dell’ombroso Liam “Marlowe” Neeson di Neil Jordan, il buon Stephen Shimek ha scelto stavolta di buttarsi decisamente sul classico, mettendo da parte lo humor grottesco in odor di Wes Anderson di Omicidio nel West End e le atmosfere neo-pulp del geniale Knives Out di Rian Johnsons per tornare al cospetto di colei da cui tutto ha avuto inizio.

Fin dal suo ben poco equivocabile titolo, infatti, Invitation to a Murder non fa alcun mistero riguardo al lungo e spesso cordone ombelicale che lo lega saldamente a quell’imprescindibile genitrice del locked-room mystery che risponde all’inglesissimo nome di Mrs Agatha Christie, così come dimostra l’immancabile invito a cena – con altrettanto immancabile delitto – che viene recapitato all’intraprendete Miranda Green (Mischa Barton), insoddisfatta fioraia con la cocente passione per i romanzi gialli, chiamata a presenziare, assieme ad altri cinque sconosciuti, ad un losco weekend presso una lussuosa magione situata su di una sperduta isoletta di proprietà del misterioso Mr. Findley. E così, i nostri sei Piccoli Indiani, scrutandosi reciprocamente in cagnesco a bordo di un treno che non molto ha di diverso dal ben più celebre Orient Express, raggiungeranno la già preannunciata Trappola per topi dimenticata nel mezzo delle fredde e impervie acque dell’Oceano Atlantico, attendendo trepidanti che L’ospite inatteso scelga finalmente di palesarsi per rendere finalmente conto di questo Macabro quiz.  Ma mentre lo sfuggente padrone di casa segue a latitare, con gli animi dei sospettosi astanti sempre più accalorati, l’insidiosa Tela del ragno inizierà a farsi via via sempre più fitta, avvicinando le nostre incaute pedine da Cluedo verso l’inevitabile Appuntamento con la morte. Si perché, in men che non si dica, il morto finirà per scapparci sul serio, facendo immediatamente partire lo stuzzicante e ben oliato ingranaggio dell’Indovina Chi?

Che sia stato il proverbiale maggiordomo, così come detto e tradizione suggeriscono? Beh, stavolta no di certo. Anche perché, sorpresa delle sorprese, pure quest’ultimo finirà per lasciarci le penne dal giorno alla notte, costringendo l’acuta Miranda a vestire i calzanti panni da novella Miss Marple per tentare così di dare a questo Invitation to a Murder l’epilogo che ogni giallo che si rispetti senz’altro merita. Nulla di nuovo, insomma: tutto già letto, riletto, visto e stravisto almeno millanta e più volte, in tutte le salse e con tutti i contorni possibili e immaginabili. Ma a patto di non cercare per forza la freschezza in un genere la cui scadenza è più che mai rinviata a data ancora da destinarsi, questa piccola, onesta e a suo modo intrigante operetta messa in piedi dal sapiente Shimek potrà offrire una soddisfacente oretta e mezza di buon intrattenimento degna del più economico dei tascabili, ben infarcita di tutti i sacri e collaudati cliché del caso ma sorretta da performance attoriali che non sfigurerebbero certo anche sulle assi di un palcoscenico. Una sfida, insomma, che anche uno stucchevole segugio come Hercule Poirot avrebbe certamente ben accolto; non tanto per la sua reale innovazione o complessità, quanto piuttosto per il piacere di scoprire come poter rispondere, ancora una volta, al sempre caro e vecchio whodunit?