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L’homme d’argile

2023
REGIA:
Anaïs Tellenne
CAST:
Raphaël Thiéry (Raphaël)
Emmanuelle Devos (Garance Chaptel)
Marie-Christine Orry (Samia)

Il nostro giudizio

L’homme d’argile è un film del 2023, direrro da Anaïs Tellenne.

“Il tuo corpo è un paesaggio. Un Canyon”. E’ una delle battute del film L’homme d’argile, nel quale si parla molto di corpi. Belli, brutti, deformati, idealizzati. Di modelli: quelli per la rappresentazione artistica. E di modelli della società. Di come lo sguardo cambi l’osservato, formi il deformato. E il sesso sia bisogno, così come l’amore. La storia è tutta francese, ambientata in una tenuta con castello lasciata dai vecchi proprietari nelle mani del giardiniere-custode, che ci vive con l’anziana, cinica, madre. Lui, Raphaël, è un uomo di 59 anni dal fisico “bestiale”, mastodontico e primitivo, senza un occhio, con una benda nera a coprire quella mancanza. Eppure sembra vedere bene nell’animo umano. Lo si scopre quando una notte di tempesta nel castello arriva una donna, una sconosciuta erede, che si presenta come Garance Chaptel. Inizialmente sembra fuggita da un manicomio, con intenzioni suicide. Lui se ne prende cura e lei inizia a ritrarlo di nascosto, con ogni tecnica. Lei si rivela essere la “signora in blu”, un’artista che ricorda in qualche modo Marina Abramović: ha già una carriera avviata e pian piano progetta nuove mostre e installazioni. Garance riesce a vedere al di là del viso imperfetto la tenerezza di quell’uomo, intuisce la sensibilità di quell’occhio umido. Gli chiede di posare per lei per un’enorme scultura. Prima in mutande, poi nudo. E ne fa “un uomo d’argilla”.

“Un’opera d’arte nasce dallo sguardo di un artista sul suo soggetto. Ma cosa accade al soggetto? Cosa resta di questo sguardo? Il mio film racconta una storia che i musei e le gallerie non raccontano”. Così la regista Anais Tellenne sintetizza la sua applauditissima opera presentata all’80° Mostra del cinema di Venezia. La risposta? “Un segreto tra Raphaël (il protagonista) e il pubblico”. Ma questo film ha altri livelli di lettura, non ultimo quello della vita nella campagna francese, dove il protagonista passa le giornate a uccidere le talpe, suonare la cornamusa in un localino e fare sesso nei boschi con la postina, che arriva con il suo Renault giallo nei momenti più impensabili per mostrargli che l’età e la bellezza non contano: è il piacere che conta. Lo canzona chiamandolo Beethoven, ma gli è affezionata e rappresenta il reale rispetto all’ideale. Raphaël è interpretato con maestria da Raphaël Thiéry che ha già impressionato il pubblico di Venezia per il suo ruolo nel film Povere creature! di Yorgos Lanthimos e per essere comparso ne Le vele scarlatte di Pietro Marcello, indimenticabile, con il suo sguardo di ghiaccio e la sua fisicità. Garance è la 59enne Emmanuelle Devos che ha vinto un Cesar come miglior non protagonista per il film A l’Origine. Una delle attrici cresciute in una famiglia d’arte con una sua impronta che esalta le parti drammatiche. La regista, nata nel 1987, parigina, arriva invece dal mondo della danza e della recitazione. Anais Tellenne ha diretto il suo primo cortometraggio nel 2016 (19 juin) e subito dopo Le mal bleu, diretto con Zoran Boukherma.