Batwoman
1968
Batwoman è un film del 1968, diretto da René Cardona
Il pubblico nella sala di Locarno, dove Batwoman di René Cardona è stato presentato, nell’ambito della retrospettiva sul cinema messicano, ha accompagnato con perenni risate la proiezione del film. C’è da chiedersi se nell’immaginazione dell’esperto autore cubano-messicano, una reazione del genere sarebbe stata contemplata. Costumi palesemente fasulli, una scenografia piuttosto posticcia, grossi buchi di trama e dialoghi più che surreali sono gli ingredienti dello spettacolo. Che prende le mosse, come suggerisce, ovviamente, il titolo, dal personaggio di Batman volgendolo al femminile. Il periodo di uscita coincideva con la grande fortuna di Batman: nel 1966 era, infatti, apparsa, con discreto successo di botteghino, la prima trasposizione cinematografica del fumetto. Con il quale, però, la Batwoman di Cardona condivide, sostanzialmente, solo il nome, e, in modo più vago, il costume. La storia, infatti, è del tutto originale (anche se, in realtà, molto banale).
Vengono richiamati, infatti, in modo molto generico e superficiale molti degli elementi del genere supereroistico: la lotta del bene contro il male, succinti costumi dei personaggi femminili (in particolare della protagonista, maldestramente interpretata dall’italiana naturalizzata venezuelana Maura Monti), figure di mostri e la dea ex machina, dotata di una super forza, in grado di sconfiggere il malefico scienziato pazzo, altro topos del mondo fumettistico. Il tutto, però, è condito da una divertente e quasi parodistica forma, dovuta senz’altro al basso budget, alla povertà della messa in scena e, presumibilmente, alla velocità di realizzazione. Grande centralità ha anche l’elemento del wrestling, sport di fama in Messico, di cui Batwoman è, ovviamente, una campionessa, e tra i cui praticanti il pazzo scienziato sceglie i soggetti del suo esperimento, per costituire un esercito di Itticus, uomini trasformati in strani mostri marini, con la sembianza del Mostro della laguna nera, ma un esoscheletro arancione, che ricorda quello di un’aragosta.
Tra scazzottate, inseguimenti e assurdi esperimenti del professore e del suo assistente, Batwoman emerge come un film senz’altro divertente, ma dopo l’ennesimo coup de théâtre inizia a farsi sentire una certa pesantezza e ripetitività. Il meccanismo narrativo è sempre il medesimo, con scontri senza tregua tra Batwoman e il professore, che trova continuamente il modo di scamparla e di iniettare il liquido pineale in nuovi lottatori, fino al decisivo duello finale, che sembra continuamente tardare ad arrivare.