Mio marito dorme nel freezer
Stanca dei continui abusi fisici e mentali del marito Ryo, Nana decide di liberarsene sedandolo e strangolandolo con un cavo elettrico. Non avendo un’idea migliore su come smaltire il corpo del caro estinto, Nana lo nasconde in un vecchio congelatore che tiene in un capanno in giardino. Senza nemmeno lasciarle il tempo di gioire per la ritrovata libertà, Ryo ricompare sedendosi al tavolo in attesa della cena come se nulla fosse. Si tratta tuttavia di un Ryo diverso, molto più pacato e amorevole, che sembra voler fare ammenda di tutte le angherie e le violenze a cui ha sottoposto la moglie negli anni passati.
Mio marito dorme nel freezer parte da un presupposto nemmeno troppo originale, che non approfondiremo per evitare spoiler a chi legge, narrandolo con grande efficacia e senso del ritmo.
Quando si arriva a capire l’espediente che regge la trama, col senno di poi, si può anche pensare che tutto sommato non si tratta di una trovata così inaspettata, tuttavia la narrazione è tanto scorrevole e godibile che se anche l’idea di fondo è derivativa alla fine ciò non compromette la qualità del fumetto. La tensione è costruita a dovere e il personaggio principale, componente fondamentale per l’equilibrio di un’opera come questa, ha la forza necessaria, proprio in virtù della fragilità e del proprio essere fondamentalmente indifesa in una situazione di confronto, per caricarsi la storia sulle spalle. La vicenda si svolge in un’ambientazione minimale, è un thriller tutto d’interni costruito intorno a una trappola che non lascia via di fuga e per questo costringe il lettore a condividere il fiato corto di una protagonista che non solo non si raccapezza più, ma a ogni movimento della vicenda si ritrova a temere per la propria vita nella misura in cui il castello di carte su cui ha costruito la via di fuga verso la libertà rischia di crollarle addosso.
Il tratto di Takara è funzionale, porta avanti la narrazione senza cercare di esacerbare la tensione attraverso virtuosismi o esagerazioni espressive ma, in sinergia con la sceneggiatura, lavora sull’essenziale rappresentando la tensione montante con un tratto spartano ma efficace, comunque in grado di esprimere tutta la sensualità di una donna il cui fascino molto fisico e sudato ricorda le protagoniste di certi thriller anni ’70 e ’80. Mio marito dorme nel freezer è in definitiva una di quelle letture tutte d’un pezzo, uno standalone molto divertente che intrattiene e tira dritto al sodo, con i suoi sottotesti per chi li vuole approfondire ma comunque fruibile anche da chi vuole godersi l’opera a un livello più basilare soffermandosi sulla resa emozionale di una narrazione che coniuga ritmo, atmosfera e caratterizzazione dei personaggi.