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Club Zero

2023
REGIA:
Jessica Hausner
CAST:
Mia Wasikowska (Prof.ssa Novak)
Sidse Babett Knudsen (Preside Dorset)
Ksenia Devriendt (Elsa)

Il nostro giudizio

Club Zero è un film del 2023, diretto da Jessica Hausner.

Durante la Festa del Cinema di Roma da poco conclusasi, è stato presentato il nuovo film di Jessica Hausner, Club Zero, precedentemente in concorso a Cannes e co-prodotto dal regista Ulrich Seidl: la regista austriaca è un’autrice con gli attributi, che fiancheggia vari generi ma senza mai entrarci appieno, e che pur avendo una carriera non troppo lunga alle spalle ha già saputo esprimere una sua precisa idea di cinema e può vantare prestigiose candidature festivaliere. Frutto di una co-produzione tra vari Paesi d’Europa, e sceneggiato dalla stessa Hausner insieme a Géraldine Bajard, è ambientato in un college d’élite di un’imprecisata cittadina europea: a portare lo scompiglio fra studenti e genitori è l’arrivo di una nuova docente, la professoressa Novak (Mia Wasikowska), che si occupa di scienze dell’alimentazione. La sua teoria è basata sulla cosiddetta “alimentazione consapevole”, cioè una nutrizione misurata – basata sul mangiare poco e sull’inspirare prima di mettere in bocca – che sia di aiuto all’ambiente e al corpo, tramite l’autofagia, cioè l’autoeliminazione delle tossine. Inizialmente gli studenti la seguono con entusiasmo, applicando le regole anche a casa e suscitando perciò la perplessità dei genitori, e l’insegnante trova particolare adorazione in una ragazza anoressica e in un ragazzo con cui instaura una relazione particolare. Anche la preside è soddisfatta, fino a quando la situazione si fa sempre più estrema: la Novak rivela ai ragazzi l’esistenza nel mondo di una setta segreta di persone – il “Club Zero” – che riesce a vivere senza mangiare, e cinque tra i suoi alunni decidono di seguirla fino in fondo, con conseguenze imprevedibili. Quattro anni dopo Little Joe, una storia fantascientifica non distante da L’invasione degli Ultracorpi, Jessica Hausner rimane invece ancorata ad una realtà immanente, confezionando un dramma/thriller dall’andamento lento ma serrato e inesorabile, e facendo suo ancora una volta un genere per parlare di qualcosa d’altro. Qualcosa di personale, autoriale, che può sembrare assurdo ma che non è invece distante da certe realtà alienate e folli del giorno d’oggi.

Club Zero si colloca a metà fra il dramma psico-sociologico e il thriller, ed è un film che denuncia certe mode occidentali di oggi, talune sette manipolatrici che plagiano la mente e il corpo delle persone, e quel sistema di dieta e yoga che tende a prendere sempre più pericolosamente piede – l’alimentazione consapevole esiste davvero, seppure non nelle modalità estreme del film. La teoria di base esposta dalla Novak – e da certi guru del mondo di oggi – è che il cibo faccia male, al corpo e all’ambiente, e che sia perciò necessario estirparlo in modo graduale ma sempre più netto, all’interno di una dottrina dove corpo e anima formano un tutt’uno (nella storia sono descritte sessioni che sembrano una forma distorta di yoga, con tanto di versi gutturali). Protagonista assoluta è la Wasikowska, angelica e diabolica come in Maps to the Stars: e come nel film di Cronenberg, sai benissimo che farà del male a qualcuno, ma te la scoperesti in ogni inquadratura, tanto è misteriosa e particolare la sua bellezza (e la Hausner sa valorizzare i primi piani, così come i campi lunghi). Co-protagonisti sono il gruppo di studenti, non numerosi ma tutti ben caratterizzati, di questo college elegante ed esclusivo, e le loro famiglie, con le quali entrano spesso in conflitto a causa della nuova dottrina alimentare.

Club Zero non è un film dell’orrore, eppure inquieta, perché non sai mai cosa può accadere ma sai che non sarà niente di buono, e disgusta, come nella scena insostenibile in cui la ragazza anoressica si infila un dito in gola, vomita nel piatto e poi mangia il suo stesso vomito, con dovizia di particolari. Come in Little Joe, anche qua la Hausner dà un valore particolare ai cromatismi (dunque alla fotografia), dalle uniformi gialle degli studenti alle maglie viola o rosse della Wasikowska, con colori e tonalità più o meno forti, all’interno di un’ambiente geometrico e asettico, per cui è fondamentale anche il lavoro sulle scenografie. Jessica Hausner sfoggia ancora una volta una tecnica pazzesca, in grado di fare cose incredibili: non solo primi piani e campi lunghi, ma anche zoom all’indietro (dal volto al totale) o viceversa, carrelli circolari e altro ancora. Se con Little Joe la Hausner aveva ripreso gli Ultracorpi, possiamo dire che Club Zero è il suo Suspiria: un Suspiria moderno e aggiornato ai nostri tempi, collocato ancora in un college con discipline severe e un’insegnante e una preside inquietanti (del resto, il primo lungo della regista era un horror, Hotel), con la Novak che adora un’esoterica Madre onnipotente – un tabernacolo con una candela. Una fede blasfema opposta a quella religiosa di Lourdes. Un altro tema caro alla Hausner è l’amore (vedasi Amour fou), quell’amore malsano e morboso, con la Wasikowska un po’ madre e un po’ puttana, che si crea fra lei e il ragazzo effeminato. Le musiche sono minimaliste, con suoni acuti e percussioni leggere ma martellanti e ossessive, e convogliano verso il tragico, onirico ed enigmatico finale, con i protagonisti che entrano nel quadro. Sicuramente Club Zero è un film eccezionale, uno dei film-rivelazione della stagione: è nelle sale italiane dal 9 novembre, distribuito dalla Academy Two.