Intervista a Lorenzo Magalotti

Incontro con il fumettista autore del fumetto adrenalinico Qwest!
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Tutto parte da un espediente narrativo molto semplice: Roi è in grado di vedere l’oscurità che alberga nel cuore delle altre persone. La narrazione, tuttavia, prende un sentiero del tutto inaspettato, quello del battle shonen che ha reso famosi alcuni dei manga più amati dai lettori. Il risultato è QWEST!, un fumetto adrenalinico dal respiro internazionale che unisce le chiare influenze nipponiche con una sensibilità contemporanea che guarda ai lettori di tutto il mondo. Lasciamo tuttavia parlare Lorenzo Magalotti, l’autore, che ha scambiato qualche parola con Nocturno in occasione di Lucca Comics and Games.

Iniziamo dando ai lettori una panoramica su di te e sulla tua opera.

Sono di Roma, classe ’91, ho fatto studi abbastanza canonici rispetto alla disciplina del disegno, ho frequentato la Scuola Comics e prima ancora avevo fatto corso junior di fumetto alla Scuola del Fumetto di Roma. Da quando mi sono diplomato ho cercato di entrare nel magico mondo del fumetto e la fortuna mi ha fatto incontrare Alessio De Santa, con cui ho pubblicato la mia prima opera, The Moneyman, ma nel frattempo ho incontrato anche Dario Sicchio con cui abbiamo fatto Walter Dice, un webcomic trasposto su volume cartaceo da Magic Press con cui abbiamo fatto anche Chiodo Torto vol.1, continuando lungo il mio percorso troviamo Caput Mundi: Imperium, il volume conclusivo della serie Caput Mundi per Editoriale Cosmo, e dal 2021 è iniziata la pubblicazione on line di Qwest!, la prima opera di cui sono autore completo, uscita in digitale su TacoToon e finalmente in versione cartacea per Edizioni BD con due bellissimi volumozzi.

Parliamo di questo tuo Battle Shonen italiano.

Mi piace definirlo Battle Shonen Urban Sci Fantasy…

Un po’ Serpelloni Mazzanti Vien Dal Mare…

Esattamente (ride). A me piacciono questi nomi che comprendono tutto. Trovo corretto definirlo Battle Shonen perché credo come tutti gli autori della mia generazione appena uscito dalla scuola volevo fare manga. Sono stato scoraggiato con una serie di ragioni all’epoca molto buone, ma oggi il mondo del fumetto è cambiato rispetto a dieci anni fa e viviamo in un mercato in cui mi è stato permesso di creare l’opera che volevo fare, un concetto di avventura con cui mi volevo misurare da tanto tempo, da quando stavo al liceo, è stato il sogno nel cassetto che si realizza. Mi sento molto fortunato.

Entriamo nel dettaglio delle tue scelte estetiche e narrative. Cos’hai voluto raccontare con Qwest! ?

Una delle mie grandi passioni è il gioco di ruolo insieme ai videogiochi narrativi, mi piacciono molto i giochi con storie forti e personaggi interessanti in cui riconoscersi. Questo ho voluto fare con Qwest! Personaggi interessanti e variegati, mi pento forse di averli creati tutti europei quando sarebbe stato più interessante espandere il bacino delle loro provenienze, magari in futuro lo farò ma per vengono tutti dall’Europa tranne uno, giapponese, perché la loro cultura è vicina alla mia e non avendo fatto ulteriori ricerche ho voluto scrivere di ciò che sapevo.

Domanda provocatoria, secondo te questa forte e recente influenza del manga sul fumetto occidentale, vedi Bastien Vivès, quanto arricchisce e quanto porta appiattimento?

Io penso che la mia generazione, ma anche quelle immediatamente precedenti, sono cresciute con i cartoni giapponesi e più tardi con i manga, arrivati successivamente, è un fenomeno che interessa diverse generazioni, io per esempio lavoro con Werther Dell’Edera, grande appassionato di robottoni che ha letto molti manga in passato. Bene, se guardiamo il suo Something is Killing the Children, opera che lo ha consacrato a livello internazionale, si vede tantissimo l’influenza di manga e anime, lui stesso definisce il suo lavoro uno shonen manga, ma non c’è solo il fumetto giapponese. Molti altri prodotti ci hanno fornito un immaginario ricco in cui non vedo appiattimento se non in certi prodotti fumettistici di qualità inferiori di cui però non è causa l’influenza dei manga che, tuttavia, quando ci sono si vedono anche perché si integrano benissimo, con grande armonia, con i fumetti che produciamo.

I battle shonen del tuo cuore quali sono?

Bella domanda. Rispondo con tre. Il primo è Full Metal Alchemist, un manga che va dritto al punto senza mai svaccare, con una durata ideale, è perfetto. Il battle shonen che mi ha influenzato di più è stato Naruto. I ninja mi affascinavano anche prima ma da Naruto in poi sono i miei personaggi preferiti. Il terzo, che mi ha influenzato con le sue atmosfere, è Blood Blockade Battlefront, che per me fa un ottimo lavoro sui personaggi e sugli scenari urban, di cui molto si riversa in Qwest! Una vera perla nascosta che non conoscono in molti.

Come autore completo parti dal web comic anche se hai iniziato a lavorare con i fumetti cartacei. Qual è la differenza fra le due realtà e i loro linguaggi? Come racconti una storia da una parte e come la racconti dall’altra?

Partiamo dal presupposto che comunque si tratta di fumetti. Immagini che ingannano il lettore con l’illusione del movimento che avviene nello spazio bianco. La differenza sta nello scrolling, tipico della lettura a schermo. TacoToon propone opere che si leggono scrollando, una vignetta massimo due per tavola, il che ti permette di sperimentare, di fare cose che con il cartaceo non puoi fare, ci sono tempistiche di lettura diverse e inganni diversi. Mi sono accorto trasponendo il mio lavoro su carta che certi meccanismi non funzionavano. Il formato webcomic ha potenzialità che la carta non ha. Per esempio la classica pagina pari, quella in cui nei volumi cartacei succede il colpo di scena che ti porta a continuare a sfogliare, con i web comic non è necessaria, ti basta lasciare tanto spazio bianco. Sono soluzioni diverse per supporti che funzionano in maniera differente. Il web dà più possibilità a più persone perché economicamente e logisticamente è meno impegnativo. Il digitale permette a più artisti e a più lettori di approcciarsi al fumetto. Nel web puoi approcciarti a più titoli e mollarli se non ti piacciono con maggiore facilità e minor spesa rispetto al fumetto cartaceo che comunque amo molto.

Quale pensi che sarà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul fumetto e in generale sulle arti con finalità più commerciale?

Superfluo dire che è un argomento molto delicato, oltre che una notevole rivoluzione. Taglia certamente molti step nella lavorazione, l’IA può proporti molto velocemente le immagini che ti ispirano risparmiandoti lunghi tempi di ricerca. Il problema è che l’immagine potrebbe essere composta utilizzando il lavoro di altri senza permesso. L’IA è uno strumento dalle potenzialità infinite ma non utilizzabile liberamente ora come ora, perché non c’è un’etica dietro alla scelta delle immagini che l’IA usa per creare le proprie. Allo stesso modo ChatGPT fa con il lavoro testuale. Quando ci sarà una regolamentazione sullo sfruttamento delle immagini da parte delle IA potrò dirmi più sereno. Lo strumento mi incuriosisce molto però al momento servono regole, gli utilizzi impropri del lavoro altrui è un rischio e una realtà. Quando si troverà un modo di tutelare gli artisti sarà diverso. Il nostro lavoro finirà? Verosimilmente direi che cambierà.