Love Lies Bleeding
2024
Love Lies Bleeding è un film del 2024, diretto da Rose Glass.
Lou (Kristen Stewart) è una ragazza che gestisce una palestra, in un piccolo centro del New Mexico. Pesi, muscoli e sudore sono gli odori principali che si librano nell’aria, sembra di sentirli nella sequenza iniziale, un incipit trascinante incorniciato dalla musica di Clint Mansell. Nella palestra arriva Jackie (Katy O’Brian), una giovane che si sta dirigendo a Las Vegas per partecipare alla principale gara di bodybuilding dello Stato: bella, muscolosa, stentorea, il suo obiettivo è modellare i muscoli al meglio per vincere la competizione. È amore a prima vista: Lou e Jackie si accoppiano felicemente, la gestrice della palestra le dona degli steroidi prima del pirotecnico rapporto sessuale. Così inizia il lesbonoir dell’anno che si iscrive direttamente nei titoli più potenti della stagione: Love Lies Bleeding di Rose Glass, presentato nella sezione Berlinale Special Gala dopo il passaggio al Sundance. Va detto subito: il rapporto tra le due ragazze è straordinario, dal sesso alla morte, dal sangue all’umore vaginale, e Kristen Stewart non l’abbiamo mai vista così. La riuscita del film sta molto nella loro chimica esaltante, ma c’è anche dell’altro. Del resto il gioco di parole è contenuto già nel titolo: l’amore giace sanguinando, ma il doppio significato del termine lies carica la storia anche con la forza ambigua delle menzogne. Il padre di Lou, che si chiama sempre Lou senior, è affidato al volto di un impagabile Ed Harris con pettinatura dislocante al limite della parodia, ed è la testa di serpente di una famiglia criminale. Lou figlia non parla con Lou padre, lo odia, nel corso del racconto arriviamo a scoprire perché.
C’è una dolorosa ferita nel nucleo di Lou, un terribile non detto: la sorella Beth (Jena Malone) viene ammazzata di botte dal marito JJ (Dave Franco), il classico yankee bastardo di provincia, o meglio quasi uccisa, dato che le lascia segni vistosi sul viso e in un’occasione alza troppo le mani, spedendola in ospedale. È il turning point dell’intreccio: Jackie, come pegno d’amore alla compagna, penetra nella casa di lui e lo accoppa brutalmente, aprendogli in due la mascella. Il racconto opera un’improvvisa virata sullo splatter e mostra il fratello di James Franco proprio così, a terra con la mascella divisa, penzolante, dischiusa dalla giovane bodybuilder. Donne che uccidono uomini. E uomini che se lo meritano. Ma quanto il seme della violenza era dentro Jackie e quanto gli steroidi dell’amante le hanno alterato la percezione, gonfiando i muscoli, provocando allucinazioni, insomma portandola ad uccidere? Di preciso non è dato sapere. Certo è che qui inizia la spirale criminale: le ragazze, lungi dal denunciare l’una o l’altra, si spalleggiano a vicenda e diventano ufficialmente complici quando la Stewart rimuove le tracce dell’omicidio della O’Brian, simulando il tipico incidente con la macchina dell’infame che finisce in un crepaccio, un luogo in cui scompaiono persone. È il punto di non ritorno, da lì non ci si ferma più.
Non sveliamo troppo sulla trama, che è davvero tutta da godere. Solo alcune cose: Rose Glass, dopo un esordio promettente come Saint Maude, si lancia nel cinema muscolare americano ma esegue un ribaltamento radicale, riscrivendolo tutto al femminile. La cultura tossica della forza fisica, appena vista in The Iron Claw, torna nella figura della potente e fighissima Jackie, che quando inizia ad assumere sostanze si vede crescere i muscoli, ribollenti e inquadrati in primo piano, come fosse l’incredibile Hulk. Bisogna poi sottolineare che non c’è troppa politica: vero che il pasticcio inizia facendo fuori un uomo violento, ma altrettanto vero è che la situazione sfugge presto di mano e Jackie con l’aiuto della partner comincia ad uccidere tutti, senza distinzioni di sorta. Ecco che il congegno si trasforma in un’implacabile spirale criminale che sembra scritta da Virginie Despentes, l’autrice di Scopami, ossia il dispositivo trova nel genere la sua ragione di essere, non ha bisogno di altro. È un thriller lesbico perfetto, al cardiopalma, che ti inchioda senza pietà. Da qualche parte è stato evocato Thelma e Louise, il solito riflesso pavloviano della critica che non esaurisce la questione, perché il racconto sembra più vicino ai True Crime odierni come Killer Sally (omicidi e steroidi, appunto) e alla follia anabolizzante di Manodrome. L’America che si fa le bombe endovena e finisce per diventare pazza. Quanto fosse già pazza prima, questione aperta. Colonna sonora palpitante, regia e direzione delle attrici impeccabili, progressione della storia spietata. Ah, le scene lesbiche sono favolose: seppure nell’alveo del cinema commerciale, Lou e Jackie si leccano a vicenda, assaggiano i piedi, spiegano come masturbarsi e così via. Il finale poi (no spoiler) riesce ad evitare la banalità attraverso una trovata clamorosa che spacca il realismo. Love Lies Bleeding: grande film di genere, cult istantaneo.