La profezia del male
2024
La profezia del male è un film del 2024, diretto da Spenser Cohen e Anna Halberg.
Avete presente il classico horror che usa come inquadratura di raccordo una nuvola che copre la luna oppure le luci nella casa che si spengono all’improvviso? Eccolo qua. Perché La profezia del male (in originale Tarot, tarocco) è proprio quel film: il prodotto di genere commerciale americano che impagina stereotipi sia dal punto di vista dei contenuti che a livello grafico, senza un particolare sforzo di costruzione, senza proporre niente di nuovo o da ricordare, neanche una singola immagine di morte. Andiamo con ordine. Il film, nelle italiane dal 9 maggio 2024 distribuito da Sony Pictures, segna l’esordio della coppia di registi Spenser Cohen e Anna Halberg, che hanno organizzato la trasposizione del romanzo Horrorcode di Nicholas Adams, mai uscito in Italia. Il tema è quello dei tarocchi: c’è un gruppo di amici che trova una scatola misteriosa, quasi uno scrigno, contenente le celebri carte e uno di loro decide di farle agli altri, per questioni di mero cazzeggio. Violano una regola aurea, mai usare un mazzo non tuo. Si scatena così la maledizione: i ragazzi vengono rincorsi da una mefitica entità e finiscono ammazzati in modi turpi ricalcando proprio i tarocchi che hanno ricevuto. Per esempio, l’impiccato…
Il racconto inizia con gli amici riuniti attorno al fuoco, nel tipico incipit della storia di paura. Già qui si osserva chiaramente come il gruppo rispetti le quote odierne della produzione Usa: c’è la ragazza bionda e la rossa, l’indiana, il nero, l’orientale sovrappeso e così via. Tutto è equamente distribuito e, come d’uso oggi, il tentativo è quello di coniugare l’elemento atavico dei tarocchi con il costume contemporaneo degli smartphone, nell’era dell’iper-connessione perenne, i personaggi li hanno sempre tra le mani: anche questa però resta una traccia solo enunciata, non davvero approfondita. Per chi vuole trovare un frammento di “horror social” basta guardare una sequenza del recente Talk To Me, che in confronto a questo si impone come un cult. Per il resto, il congegno omicidiario è figlio dei Final Destination: l’inevitabile insegue i post-adolescenti, che possono scappare quanto vogliono ma non riescono mai davvero a fuggire. D’altronde non dovevano toccare i tarocchi e ora sono cazzi loro.
Questi cominciano quindi a morire uno a uno e parte il body count, il conteggio dei cadaveri: la prima a trapassare è la rossa, che viene raggiunta nella sua casa e aggredita da un’orrida creatura, che ha lunghi artigli aguzzi, ovviamente digitali e ovviamente celata nell’ombra per non spendere troppo. C’è poi una vecchia, o meglio il personaggio dell’anziana che sa tutto e svela l’origin story della maledizione. Anche qui siamo dalle parti dell’archetipo o dello stereotipo, a seconda della disponibilità del singolo spettatore ad accogliere l’ovvio. Va detto in coda che ogni personaggio ha il suo carattere, brevemente accennato, e che naturalmente viene allestita una resa dei conti finale, tutto sommato anch’essa poco incisiva. I tarocchi in sé sono materia oscura e affascinante, spesso genuinamente inquietante, ma trattati in questo modo perdono il loro fascino possibile. Prima o poi bisognerà riflettere sull’horror commerciale americano, ormai fatto con lo stampino, privo di personalità e coraggio, senza guizzi visivi, che punta solo a ripopolare le sale a colpi di jumpscare, vendendo lo spavento facile al cervello poco sviluppato. A volte ci riesce pure. In definitiva, un brutto film.