Affari di famiglia
2014
Affari di famiglia è un film del 2014, con William Dafoe, Matt Dillon e Tom Berenger.
Affari di famiglia è un film maledetto già sulla carta: il suo autore, Chris Brinker, è morto subito dopo averlo terminato. Brinker era alla prima regia, ma aveva prodotto il dittico noir criminale dei The Boondock Saints.
Il destino di Affari di famiglia, già Whiskey Bay in fase di lavorazione, è stato purtroppo quello dell’home video, anche se, sulla carta, aveva tutto in regola per uscire al cinema. In Italia è appena arrivato col titolo Affari di famiglia, quasi fosse un film di stampo mafioso scorsesiano. Senza contare che, noi nocturniani, conosciamo già un altro Affari di famiglia, tarda soap vanziniana di Marcello Fondato con Catherine Spaak e Florinda Bolkan.
La storia (vera) di questo Affari di famiglia ruota intorno all’arresto di un prezzolato killer, Jesse Weiland (un convincente e redivivo Matt Dillon). La paura di non poter vedere crescere il figlio appena nato, maturerà nel malavitoso la decisione di diventare un informatore dell’FBI, e nella fattispecie di essere l’uomo di fiducia dell’agente Bud Carter (Willlem Dafoe, un abituè di Brinker dai tempi di The Boondock Saints). Quando i suoi ex datori di lavoro cercheranno di sterminare i suoi cari, inaspettatamente sarà proprio il poliziotto ad aiutarlo nella sua vendetta.
Affari di famglia è pieno di caratteristi di un certo calibro: dall’immenso Tom Berenger, con pizzetto alla D’Artagnan, al grandissimo Bill Duke di tantissimi action ottantini (ricordate il soldato schizzato di Predator?). E poi c’è lo sfondo della Louisiana, con le sue paludi, i coccodrilli, e quell’aria di magia nera che ha già ispirato fior fior di film e di registi, definita dallo sbirro Willem Dafoe “un bidone d’immondizia senza coperchio”. Non dimentichiamo poi la presenza di Amy Smart (indimenticabile in versione doggy style in Crank).
Certo, Affari di famiglia è più bello da raccontare che da vedere, la regia di Brinker è televisiva nella peggior accezione, ma è un film sincero, con attori e regista davvero convinti, che ha almeno una scena di sparatoria da applauso, e, cosa non sottovalutabile, concitato dall’inizio alla fine. Chi ha detto d’altronde che i film maledetti debbano essere perfetti?