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L’ultima vendetta

2023
Titolo Originale:
In the Land of Saints and Sinners
REGIA:
Robert Lorenz
CAST:
Liam Neeson (Finbar)
Kerry Condon (Doireann)
Ciarán Hinds (Vincent)

Il nostro giudizio

L’ultima vendetta è un film del 2023, diretto da Robert Lorenz.

Irlanda, anni Settanta. La storia inizia con un atto violento: tre membri dell’IRA, una donna e due uomini, compiono un attentato in cui per errore finiscono coinvolti dei bambini. La fuga è inevitabile. Guidati dalla tosta leader Doireann (Kerry Condon), i terroristi riparano nella cittadina costiera di Glencolmcille, mimetizzandosi tra gli abitanti grazie alla copertura del fratello di lei. Qui incrociano le loro strade con Finbar Murphy (Liam Neeson), un uomo maturo che in apparenza conduce una vita tranquilla: in realtà ha esercitato una lunga attività da killer seppellendo le vittime sempre nello stesso luogo, un bosco, piantando un albero per ogni omicidio. Ora Finbar vuole appendere il fucile al chiodo, dopo aver seminato sul terreno parecchi tronchi… Anche così, in ogni caso, lo scenario non andrebbe verso il punto di rottura se non fosse per un torbido particolare: una ragazzina del posto mostra segni di violenza, allo sguardo di Finbar, e si rivela essere abusata proprio dal fratello di Doireann. Inutile dire che il bastardo andrà a infoltire la vegetazione del bosco, e che i terroristi si lanceranno alla caccia di Finbar, per cui la pensione diventa un miraggio.

L’ultima vendetta è il discutibile titolo italiano di In the Land of Saints and Sinners, il film di Robert Lorenz in sala dal 17 luglio 2024, distribuito da Vertice 360, dopo il passaggio a Venezia nella sezione Orizzonti Extra. Una titolazione che vuole corteggiare i fan di Liam Neeson, chiaro, e in particolare la sua tensione verso l’action revenge che molti titoli ha sfornato negli ultimi anni, costruendo una sorta di “Neeson movie” più o meno anonimo. Ma le cose stanno diversamente. Il racconto infatti, come suggerito in originale, è terrigno e aspro, intimamente legato alla geografia del territorio che lo ospita: una terra di santi e peccatori, appunto, l’Irlanda degli anni Settanta segnata dalle azioni dell’IRA ma anche da altra violenza, perfino più subdola come può essere violare una bimba. Qui si dispiegano gli archetipi del thriller a partire, ovviamente, dal vecchio sicario che vuole smettere ma è costretto a intervenire, un’ultima volta, “dalla parte del bene” perché non può fare altrimenti. L’assassino con etica incrocia la sua spada con i fuggiaschi, rappresentati in modo più spietato e dominati dalla figura – cattivissima e affascinante – di Kerry Condon che regge bene la partita sino alla fine.

Il film vive anche dei suoi comprimari, che tali non sono perché esaltano i volti e corpi del cinema irlandese schierando una serie di potenti caratteristi: il Jack Gleeson de Il Trono di Spade, qui giovane aiutante del killer troppo innamorato del grilletto; Ciarán Hinds, che rappresenta l’autorità e malgrado tutto resta il migliore amico di Finbar, stabilendo una congiura del silenzio su chi è veramente; Colm Meaney nella parte del boss, per cui il delitto è solo una questione di lavoro. A ciò va aggiunto lo sfondo irlandese, ossia la Contea di Donegal affacciata sull’Atlantico, un paesaggio-personaggio che accompagna le tragedie delle pedine sulla scena. E banalmente lo stesso Neeson: ormai superati i settanta, col suo volto consumato e rugoso in grado di restituire a dovere sia il rovello morale che la polvere degli spari. La quale si alzerà copiosa nella resa dei conti finale. Musiche tradizionali, attori autoctoni, intreccio continuo tra storia e territorio: un noir verde dal sangue rosso.