Storia del Black Cinema
Rosario Gallone è letteralmente un “maestro”. Non solo perché è tra i fondatori della scuola di cinema Pigrecoemme di Napoli, in cui insegna critica cinematografica, una delle realtà più compiute in Italia e tra le poche in grado di seminare i suoi studenti come lavoratori nei set, nelle testate, nei festival. Ma lo è anche per la cura, appunto, magistrale con cui persegue il mestiere della critica, con tutte le difficoltà che si porta dietro oggi, quando è un non-lavoro a rischio dissolvenza. La pratica critica Gallone l’ha esercitata più volte anche sulle pagine di Nocturno. Già per questo sarebbe consigliato leggere il suo libro Storia del Black Cinema. Dalle origini a oggi (edizioni Martin Eden), con la prefazione di Roy Menarini. Se non bastasse, poi, interviene naturalmente il nucleo del volume: come da titolo si racconta la storia del “cinema nero”, tanto importante quanto ancora poco indagato. Nella contemporaneità alcuni fattori hanno costruito la gloria di tale cinema: gli Oscar vinti dai registi black, certo, e per noi nocturniani soprattutto l’esplosione del “New Horror afrosurrealista” (così il libro) che fa capo a Jordan Peele (tra parentesi, l’altro testo di riferimento è Black Fears Matter – Viaggio nel black horror contemporaneo dei Dikotomiko, edizioni Les Flaneurs).
Gallone parte dall’inizio del cinema, o meglio ancora prima. Il capitolo uno si apre infatti sulla fotosequenza The Horse in Motion di Eadweard Muybridge (1878), la famosa rappresentazione del cavallo col fantino nero rimasto anonimo, citata proprio in Nope di Peele. È la chiave di ingresso per entrare nella Storia: dai primi corti razzisti (“L’anguria, insieme al pollo fritto e la pannocchia, rappresenta uno dei principali stereotipi alimentari della popolazione afroamericana”) alla pratica del blackface, fino a seguire una parabola che sboccia, coi primi neri che girano e diventano perfino star primordiali. Da qui via attraverso la svolta americana degli anni ’40, in cui l’industria del cinema deve mostrarsi antirazzista dopo la guerra con Hitler, col naturale portato di ipocrisia; e siccome la Storia è fatta anche da grandi personaggi, punti di svolta, ecco l’irruzione di Sidney Poitier, ossia il “fattore Poitier” che dopo Indovina chi viene a cena? sarà aspramente criticato dalla comunità afroamericana “a causa dell’immagine del nero accomodante che veicola”. La vicenda del Black Cinema è complessa e piena di contraddizioni, di spinte opposte che il libro analizza scientificamente, senza un’oncia di retorica, al contrario: Gallone è penna innamorata di quei film ma non teme di segnalare le operazioni più difficili e fallimentari, spiegandone i motivi della non riuscita.
Il libro, va detto, è lontano dal mero elenco ed evita la nuda cronologia. L’autore nell’arco di 400 pagine si sofferma sugli argomenti, entra nei temi e li seziona, in modo anche sorprendente: basti leggere la scheda sul grande tabù, ossia l’omosessualità dei neri che era “vietato” mostrare. Figure come Michael Jackson e Spike Lee vivono tra le pagine, col secondo che è il turning point di metà anni Ottanta, già al tempo di Lola Darling, 1986: “Da subito cambia regole e convenzioni del Black Cinema”. E si va gradualmente verso il presente, l’analisi scivola fino a noi con l’illusione post-razziale (“Da Obama a Jordan Peele”), il nuovo horror e la stretta attualità. Fino al sospetto dell’“antirazzismo gestuale” che, parafrasando Mark Fisher, significa che la messinscena dell’antirazzismo in realtà può rinforzare il razzismo, permettendo al pubblico di continuare a praticarlo ma senza sensi di colpa. Questo per dare l’idea della profondità e stratificazione. Un’opera coltissima, arricchita da una vasta bibliografia, che colma un vuoto: un libro che prima non c’era e adesso c’è. Con cui inevitabilmente chi ama e studia il cinema nero dovrà confrontarsi. Anche se l’abbiamo appena fatto, Storia del Black Cinema non andrebbe troppo raccontato: va solo letto, lasciandosi trascinare nel viaggio di Gallone che è illuminante e – raro in un libro di critica – anche molto divertente.