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Twisters

2024
REGIA:
Lee Isaac Chung
CAST:
Daisy Edgar-Jones (Kate Cooper)
Glen Powell (Tyler Owens)
Anthony Ramos (Javi)

Il nostro giudizio

Twisters è un film del 2024, diretto da Lee Isaac Chung.

Sequel o remake? Questo è il dilemma: se sia più nobile dare un seguito al cultissimo disaster movie imbastito nel lontano 1996 da un Jan de Bont lanciato ancora a tutto Speed o imbracciar l’armi, invece, contro la generale diffidenza, tentando di rinfrescare una storiella che, tolti gli ettolitri di CGI e una discreta tensione sessuale, finisce inevitabilmente per ridursi ad un manipolo di buzzurri capitani Achab del South Central intenti a dar la caccia ad un turbinante Moby Dick di classe F5. Ma data l’esecutiva manona produttiva di nonno Spielberg, più che di una balena sarebbe forse meglio parlare – metaforicamente, ça va sans dire – di uno Squalo che, come l’AsylumMania c’ha insegnato, con i tornado c’azzecca sempre e comunque, nevvero? E proprio come un kolossal(e) Giano Bifronte, Twisters non può che essere, di fatto, entrambe le cose: nominale rifacimento ed autonomo Chapter 2 di un’opera a suo modo iconica per gli spensierati figli dell’era Clinton, la cui permanenza non pare tuttavia così scontata fra le maglie della corta e labile memoria di una TikTok Generation per la quale i veri disastri si consumano giornalmente dentro e fuori gli schermi. Ed è proprio per questo che, sotto la scorza di puro e semplice blockbusterone estivo senza particolare infamia ma neppure così eccessiva lode, Twisters si rivela a sorpresa un’opera plurale tanto quanto la piccola s che le dà forma e sostanza.

Plurale come quel Lee Isaac Chung che, dopo il folgorante esordio ad altissimo tasso d’autorialità con il magnifico Minari, rischiando di trovarsi stritolato – così come la poco lungimirante collega Chloé Zhao – dal vorace ingranaggio hollywoodiano, pare aver saggiamente scelto la strada del caro vecchio compromesso, menando un colpo al remunerativo cerchio dell’intrattenimento e l’altro alla personalissima botte della poetica di frontiera. Non più le bucoliche campagne dell’Arkansas, dunque, ma bensì le altrettanto americanissime distese del selvaggio Oklahoma fanno da sfondo alle avventure della giovane Kate (Dasy Edgar-Jones) e del suo coraggioso team di cacciatori di tempeste, desiderosi di testare un rivoluzionario composto con cui estinguere artificialmente l’intensità dei Vorticosi Distruttori ma destinati ben presto a perire per mano di quella medesima Matrigna Natura. Sopravvissuta all’apocalittica esperienza con parecchi traumi in più e un fidanzato di meno, dopo un quinquennio passato fra le rassicuranti scrivanie del NOAA di New York, la nostra eroina verrà rimessa in carreggiata dall’amico ed ex collega Javi (Anthony Ramos), ora impiegato per conto della loschissima società di radar mobili Storm Par con l’obiettivo di sviluppare un’avveniristica tecnologia tramite cui scansionare tridimensionalmente i più brutti, sporchi e cattivi fenomeni atmosferici.

Ma ecco fare la sua smargiassa comparsa pure il fascinoso Tyler “Domatore dei Venti” Owens (un sornione Glen Powell ancora in parte calato negli istrionici panni del linklateriano Hit Man) che, supportato da una scapestrata Armata Brancaleone debitrice della nerdissima combriccola capitanata a suo tempo da Bill Paxton ed Helen Hunt, offrirà un inaspettato aiuto alla tenace Sibilla dei Cicloni per intercettare e contenere la devastante forza del più mastodontico dei titani dell’aria. C’è parecchio sano puzzo Nineties dietro alla solida seppur elementare ossatura di Twisters; a dimostrazione di quanto oggi più che mai manchino assai quei bei tempi andati nei quali mucche volanti, piloni divelti, fattorie rase al suolo e pochi ma buoni pixel renderizzati bastavano e avanzavano per passare un paio d’orette di spensierato entertainment. Tempi in cui una blandissima love story e qualche goliardico siparietto erano più che sufficienti a farci saltare a piè pari buchi di sceneggiatura grandi quanto quelle stesse voragini prodotte da uragani apparentemente senzienti e affamati quanto i più tipici mostacchioni da grande schermo. Ma se è vero che, così come ben metaforizzato dal vorticoso Armageddon pronto ad abbattersi sugli incauti avventori di una sala di proiezione nel momento più clou di questo tutt’altro che disastroso ma sottilmente disastrato disaster movie, ormai nemmeno il cinema sembra potersi – e poterci – salvare, beh, allora sarà il caso di affidarci alla cara vecchia Dorothy che, con un colpo di tacchi e ripercorrendo a ritroso il sentiero dorato, potrà ricondurci laddove tutto ha avuto inizio. D’altronde si sa: nessun Twister è bello come quello di casa propria, giusto?