Punk Story
1977
Punk Story è un film del 1977 diretto da John Waters.
Peggy (Mink Stole), una donna psicotica appena uscita dal manicomio, e Grizelda (Jean Hill), la sua domestica di duecento chili alcolizzata, uccidono involontariamente il marito di Peggy. Le due decidono di scappare prima che arrivi la polizia, ma durante la fuga, vengono fermate da un poliziotto fissato con la lingerie, che dopo aver annusato e indossato le mutandine delle due donne rivela loro l’esistenza della città di Mortville, un luogo dove possono nascondersi e vivere una nuova vita. Una volta giunte a Mortville, Peggy e Grizelda si rendono conto che la città è un luogo degradato dove si nascondono assassini, sadici perversi e soprattutto lesbiche femministe in fuga. Ma anche a Mortville esistono delle leggi, ordinate dalla ninfomane regina Carlotta (Edith Massey), una cicciona sdentata che regna sovrana in un castello fiabesco di cartone, circondata da soldati vestiti in pelle.
Dopo aver gettato le basi della sua poetica del trash con Pink Flamingos (1972) e Female Trouble (1974), entrambi interpretati dalla sua musa oversize Divine, John Waters torna ad esplorare mondi degradati e violenti con Punk Story.
Ispirato dai diari di Jean Genet, i mondi lisergici del Mago di Oz e le bad girls di Russ Meyer, il principe degli schifosi di Baltimora, torna a far danni con questa dissacrante commedia sulle diversità e le esistenze criminali. Un “melodramma lesbico sulla rivoluzione” dove tornano le ossessioni del regista: il sesso, più che mai strano e fuori dagli schemi, la critica dissacrante alla società catto-borghese, e l’esaltazione del male come unica via d’uscita dalla realtà. Un universo immaginato quasi favolistico, una terza dimensione punk, dove la trasgressione è sinonimo di libertà e rivoluzione. Alla verosimiglianza, Waters preferisce la cartapesta, ai set hollywoodiani lui preferisce il ciarpame, e anche in questa pellicola la spazzatura non manca, grazie alla collaborazione dell’inseparabile set designer Vincent Peranio. Ma anche Mortville, secondo Waters, una città di reietti e arrapati, dove il lesbismo appare come un antidoto e i topi si mangiano a colazione, esiste una giustizia sociale, la povertà che divora sé stessa, prigioniera del consumismo e dell’avidità umana. Una miseria cannibalica, che trova nel banchetto finale, il suo canto di gloria. Punk Story è un film da riscoprire, ora nella splendida versione rimasterizzata edita da Sinister Film, un gioiello del trash, che dice molto di più di quello che vorrebbe raccontare. Coraggioso, divertente, oltraggioso, semplicemente watersiano.