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Il gladiatore II

2024
Titolo Originale:
Gladiator II
REGIA:
Ridley Scott
CAST:
Pedro Pascal (Marcus Acacius)
Joseph Quinn (Geta)
Fred Hechinger (Caracalla)

Il nostro giudizio

Il gladiatore II è un film del 2024, diretto da Ridley Scott.

Nella filmografia sempre più ricca e spettacolare di Ridley Scott è possibile identificare dei temi ricorrenti, dei sottogeneri in cui il regista britannico, pur restando fedele alla propria visione, esplora e spinge al massimo le potenzialità di ogni genere. Come già con Prometheus, il regista britannico ritorna sui passi di un proprio film e respira nuovamente le polveri delle arene romane del Il gladiatore, uno dei suoi film più popolari che, oltre a lanciare la carriera di Russell Crowe, vinse cinque Oscar, tra cui quello per miglior film. Venticinque anni dopo Scott ne realizza un seguito, diretto, consequenziale, rispettoso e comunque portando sia la storia sia il filmmaking a un livello successivo, alzando l’asticella della qualità, delle aspettative, dell’offerta narrativa e produttiva. In particolare, Il gladiatore II preme l’acceleratore sull’azione, sulle atmosfere cupe – i campi elisi del primo film lasciano qui spazio a una cupa sponda dell’Ade dai colori privi di saturazione -, sul sangue, che qui accompagna un buon numero di sequenze al limite dello splatter, sulla follia del potere e sugli intrighi.

L’originale è il punto di partenza: le sequenze animate sui titoli di testa ne riproducono alcune delle scene più iconiche, così come il tormentone retorico, tutta hollywoodiano, del sogno di Roma, un impero che dalla morte nel primo film di Marco Aurelio è sprofondato in una parabola discendente il cui inevitabile collasso viene allontanato attraverso la conquista di nuove terre. La conquista della Numidia da parte del console Marcus Acacius (Pedro Pascal) porta nella caput mundi governata dai fratelli Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger) non solo la gloria della vittoria, ma anche un carico di schiavi pronti a diventare gladiatori e divertire la corte e il popolo, allo scopo di anestetizzarlo. Tra i nuovi prigionieri però si cela il coraggioso Hanno (Paul Mescal), che altri non è che Lucius, il figlio che Lucilla (Connie Nielsen) aveva segretamente avuto con il gladiatore Massimo Decimo Meridio. La voglia di vendetta nei confronti del console Acacius, che in battaglia ha guidato la legione romana provocando la morte della moglie, spinge Hanno nella scuola di gladiatori di Macrinus (un Denzel Washington particolarmente in vena), ripercorrendo la stessa strada intrapresa dal padre e incrociando le proprie vicende con un tentativo di golpe militare ai danni dei due folli imperatori.

Come Hanno/Lucius, anche Scott mantiene il nucleo narrativo del primo film, ma stavolta ne espande le varie diramazioni in soluzioni non sempre scontate, come la vicenda di Macrinus. Rispetto al precedente film, Scott perde però interesse nelle parti più emotive e sentimentali della storia, ingarburgliandosi in intrighi di corte e giochi di potere concentra altrove i suoi sforzi. Le battaglie epiche, in particolare l’assalto iniziale, è di fortissimo impatto visivo e conferma la grande capacità del regista, come aveva già dimostrato in Napoleon e nel Le crociate, di saper orchestrare complesse battaglie con un montaggio fluido e chiaro e un sapiente uso, nella preparazione all’attacco, del sonoro come strumento per generare tensione. Le scene di azione sono parimenti dei singoli pezzi di bravura che compensano le scelte, talvolta audaci, di messinscena, come nella sequenza, che rimarrà impressa, del Colosseo riempito di acqua e popolato di squali, mentre gladiatori e soldati combattono sulle navi. Imponente anche la battaglia sull’arena che vede come protagonista un rinoceronte, un’idea già presente nella sceneggiatura del primo film e scartata per problemi di realizzazione. Non tutto torna tra uno spettacolo e l’altro e le poche sequenze che dovrebbero suggerire la decadenza dell’Impero Romano soffocano in mezzo all’implausibilità di certe soluzioni narrative e all’eccesso che popola nelle stanze del potere, che per Scott è sempre teatro dell’estrema eccentricità umana, nel senso deteriore del termine. Così come il primo, il film si offre, al netto dei difetti di cui sopra e di un finale stonato, come una grande occasione di intrattenimento popolare, efficace e coinvolgente.