Circle Line
2024
Circle Line è un film del 2023, diretto da J.D. Chua.
Paese che vai, mostro che ti ritrovi. Se poi hai l’ardire d’infognarti nella malfunzionante e insidiosa metropolitana di Singapore, beh, ciò che vi troverai sarà solo a tuo rischio e pericolo. Ma nonostante una tale premessa parrebbe evocare un qualche casereccio filmetto di serie B prelevato di peso dai gloriosi anni Cinquanta – o, a voler stare larghi, pure un qualche maldestro rip-off lasciato a macerare nella zona retrocessione degli irrequieti 80s –, il labile seppur coraggioso incipit sul quale Circle Line si regge per tutta la propria snella e indolore oretta e venti appare assai datato, ma con un certo innegabile stile. D’altronde, detto fra noi, non servono mica sempre ettolitri di pixel, nomi blasonati e fantastiliardi di baiocchi per tirare in piedi un sano, fiero e onesto prodottino d’intrattenimento. A volte, per citare il famoso mantra sul quale si fonda l’intera storia del Cinema Novo brasiliano, sono infatti più che sufficienti una macchina in spalla, un’idea nella testa e, aggiungerei, pure un pizzico di calore nel cuore.
Che la cinepresa e il cuore di J.D. Chua – qui al suo esordio al lungometraggio ma con alle spalle parecchia gavetta televisiva e un nutrito bagaglio di corti – siano vispi e propositivi non è cosa della quale si possa dubitare. Ciò che tuttavia rischia di risultare un poco claudicante è proprio quella beneamata ideuzza che, partendo da un gruppetto di poveri avventori di un famigerato Ultimo metrò (della Notte) accidentalmente finito in una diramazione mai ultimata nel sottosuolo della brulicante Città del Leone, malgrado certe premesse dal vago sapore thrilling sceglie ben presto di ripiegare verso i rodati e ormai risaputi territori del monster movie più classico; chiamando a raccolta un ferocissimo lucertolone carnivoro dal testone di Graboid che, così come lo squamoso rettilone di Alligator, i bacarozzi mutanti di Mimic, le voraci tigri sotto acido di Wild Beasts e i rattacci geneticamente modificate di Occhi nella notte, non mancherà di darsi alla vorace e pazza gioia con tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di capitare nel momento sbagliato sulla banchina sbagliata.
Cavalcando l’onda lunga della recente rinverdita fascinazione del lontano ma sempre più agguerrito cinema asiatico per le sempreverdi creature oversize – si vedano, ad esempio, i nuovi Godzilloni thailandesi di The Lake e The Beast Below, così come i cagnoloni geneticamente modificati del sudcoreano Project Silence –, Cirlce Line si adopera per imbastire un’esperienza estremamente basica e, tecnicamente parlando, assi naïf; scegliendo sapientemente di mascherare le ridotte risorse a disposizione e l’altrettanto risicata dimestichezza con una CGI spesso al limite del livello di guardia puntando il tutto e per tutto sui drammi personali e le abbozzate psicologie di un ristrettissimo nugolo di personaggi che, ben rappresentati dall’ancora traumatizzata madre single con figlioletto a carico Yi Ling (Jessica Liu), dallo stacanovista capo ingegnere Bo Seng (Peter Yu) e dalla di lui altruista figlioletta Janice (Ashley Seow), reggono sulle proprie spalle gran parte della risaputa ma pur tuttavia stuzzicante narrazione. Almeno fino a quando il nostro sbavoso e chimerico The Host non balzerà randomicamente fuori a tradimento per ricordarci che, ehi, in fin dei conti il vero motivo per il quale la cara vecchia Blue Swan ha scelto, nel bene e nel male, di distribuire questo ribaldo e maramaldo filmetto direttamente in home video è solo e soltanto lui.