Wicked – Parte 1
2024
Wicked – Parte 1 è un film del 2024, diretto da Jon M. Chu.
È sintomatico: i cattivi, ormai, non piacciono più a nessuno. O, meglio, piacciono nella misura in cui non si rivelano poi così cattivi come ci vorrebbero — e ci hanno voluto — far credere. Che siano stagionati o di primissimo pelo, i nostri amici passati al Lato Oscuro della Forza sono infatti da tempo protagonisti di una vera e propria campagna di rivalutazione e conseguente riscatto che, da Maleficent a Crudelia passando per i numerosissimi altri refresh non necessariamente di disneyano lignaggio, spesso, con buona pace dell’infingardo politically correct e della sempre vispa agenda woke, paiono proprio intenzionati a ricordarci come, in fondo in fondo, la cara vecchia wickedness altro non è che una semplice questione di punti di vista. O uno stato mentale, come direbbero alcuni. Ma se spesso la sola idea che un cattivone patentato possa nascondere da qualche parte un tenero cuoricino basterebbe a far storcere parecchi nasi, al cospetto di un’opera assai intelligente e a suo modo profonda come Wicked – Parte 1, beh, sarebbe quantomeno doveroso fermarsi un attimo, prendere un bel respiro e capire bene con che cosa si a che fare. Non è un caso, infatti, che l’ultima canterina e danzereccia fatica di Jon M. Chu tragga origine dal primo scoppiettante atto del fortunatissimo musical firmato da Winnie Holzman e Stephen Schwartz, a sua volta ispirato dall’acclamato — e più volte cinematograficamente favoleggiato — romanzo Strega – Cronache dal Regno di Oz in rivolta con il quale, nell’ormai lontano 2003, Gregory Maguire decise di rielaborare in chiave fortemente politica l’immortale letterario universo solcato di gialli mattoni all’ombra della viridiana Città di Smeraldo.
Ed è proprio dall’iconico THE END immaginato su carta da L. Frank Baum che Wicked apre, letteralmente, le proprie danze; ripercorrendo a ritroso il risaputo Once Upon A Time sino a quell’inesplorato “Before” nel quale alberga la succulenta genesi della potentissima Elphaba (una straordinaria Cynthia Erivo), da tutti meglio conosciuta in seguito come la Perfida Strega dell’Ovest. Attingendo a piene mani da un immaginario dichiaratamente potteriano — ma che, a ben vedere, strizza l’occhio pure all’egualmente favoleggiante Accademia del bene e del male partorita dalle pagine di Soman Chainani — nel quale è la sovrabbondanza di CGI a farla realmente da padrona, questo libero e immaginifico prequel, differentemente dal raiminiano (e apocrifo) Grande e Potente Oz, si concentra su colei che, ancor prima di divenire viallain a tutti gli effetti, fu in primis un’emarginata. Un’acutissima, dotatissima ed empaticissima aspirante fattucchiera, giunta inizialmente in quel della magica Università Shiz come semplice accompagnatrice della paraplegica sorellina Nessarose (Marissa Bode) ma che, a causa del colore della propria pelle — acuito da un rigurgito di xenofobo totalitarismo opportunamente messo in circolo da occulti Poteri Forti con il subdolo intento di creare un fantomatico e spendibile Nemico — si ritroveràà bersaglio dell’altrui odio e diffidenza. Si perché, ancor prima di essere una sequela di coinvolgenti coreografie e ottimi recital cantando, Wicked – Parte 1 è innanzitutto una potentissima metafora sulla discriminazione e il pericoloso dispotismo che hanno infettato il nostro maledetto globo terraqueo fin dalla selvaggia notte dei tempi.
Ma se la medesima delicata materia sociopolitica di fondo, con tutte le dovute “quote” del caso, avrebbe facilmente potuto cedere alla stucchevolezza fine a sé stessa in altre e meno accorte mani, la solida seppur non certo rivoluzionaria regia di M. Chu riesce a conferire un certo mordente alle polpose due ore e quaranta di questa lungamente attesa operazione, riuscendo senza alcun particolare sforzo a farci sinceramente appassionare al rapporto di amore/odio tra la nostra sfaccettata protagonista e la compagna di studi e (dis)avventure Galinda aka futura Buona Strega del Sud (un’Ariana Grande perfetta per ciò che le compete, ovvero cantare, ballare e civettare); trascinandoci di peso fra gustosi easter eggs e intelligenti redcon che, sullo sfondo di un inquietante retrogusto distopico capace di farci scivolare in un sol colpo nei tenebrosi territori di una dark tale dal sapore quasi fantapolitico, riescono abilmente a rimescolare a tal punto le carte in tavola da rendere pressochéé impossibile capire dove Bene e Male, Bianco e Nero—o, meglio, Verde — pongano la loro già labile linea di confine. Essendo tuttavia per ora solo a metàà dell’Opera, in attesa che il già attesissimo secondo atto possa disvelarci ancor più chiaramente il cammino della nostra Wicked Witch in erba verso l’inevitabile Dark Side of the Moon, per ora rimaniamo con un gustoso pezzo di ottimo cinema d’intrattenimento capace di farci comprendere una volta in più come non sia mai cosa buona e giusta giudicare un libro dalla sua copertina. O un film dalla sua locandina, se è per questo.