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M – Il figlio del secolo

2025
REGIA:
Joe Wright
CAST:
Luca Marinelli (Benito Mussolini)
Francesco Russo (Cesare Rossi)
Barbara Chichiarelli (Margherita Sarfatti)

Il nostro giudizio

M – Il figlio del secolo è una miniserie televisiva diretta da Joe Wright.

Il bestseller letterario di Antonio Scurati M. Il figlio del secolo, che ha poi avuto diversi sequel, è diventato una serie TV: lo scrittore aveva ricostruito la storia di Benito Mussolini, di come divenne Duce e di come il fascismo celebrò il suo trionfo in Italia. Scurati ha impreziosito discorsi, articoli e altre fonti in un lussureggiante romanzo storico che ora è passato agli schermi televisivi. Gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino e il regista Joe Wright (Espiazione) non hanno creato dal romanzo un dramma storico osservato con sobrietà e un colore contemporaneo. M – Il figlio del secolo si presenta piuttosto come una soap opera esilarante, febbrile, mai ferma e brutalmente violenta che ritrae il fascista Mussolini come un antieroe carismatico. L’attore Luca Marinelli (Martin Eden) è ben celato dietro un’elaborata maschera, derubato della sua attrattiva esteriore, a partire dal colore degli occhi, per incarnare il Duce. Marinelli/Mussolini appare come un truffatore disinibito e un bravo stratega che cammina freneticamente tra i mondi e parla direttamente al pubblico attraverso la telecamera (espediente narrativo noto agli spettatori di House of Cards): commenta la propria storia e il sistema in cui è coinvolto e che modella secondo le proprie idee. Vuole sedurre il pubblico con il fascismo, non annuncia niente di meno nei primi minuti di questa stagione di otto episodi, e in effetti si resta sempre sorpresi nel guardare, non perché ci si senta sedotti dal fascismo, ma dal fascino inquietante di questo personaggio storico. La provocazione della serie è che chiede al pubblico non solo di guardare il male, ma anche di arrendersi a esso ed entrare in empatia con la sua perfidia. Allo stesso modo, M – Il figlio del secolo scompone le categorie di semplice “buono” o “cattivo”: gli episodi si possono vedere solo nelle loro ambivalenze e contraddizioni.

La serie si propone come memoriale e monito contro il fascismo e il culto del leader, vuole mostrare quanto sia facile abolire la democrazia, e spinge il suo messaggio e i suoi riferimenti incrociati al presente in faccia al pubblico con tutta la forza. In M, il magnificamente spavaldo Luca Marinelli interpreta ogni conferenza, non importa quanto sorprendente, con fervore ed esagerazione che rasentano la caricatura. Allo stesso tempo, lo spettacolo non può e non vuole nascondere la sensazionalità del suo personaggio storico, non può fare a meno di provare una certa ammirazione per coloro che sono senza scrupoli. È addirittura estremamente cinica nel celebrare con tanta freddezza il teatro di violenza che Mussolini e i suoi scagnozzi, in uno stile molto Arancia meccanica, inscenano per conquistare il potere. Sfrutta in modo scandaloso ciò da cui vuole mettere in guardia, il fascismo, che ha causato tanti crimini contro l’umanità. Il risultato finale dovrebbe essere un intrattenimento in streaming efficace da poter godere in prima serata. E questi termini non verranno mai sottolineati abbastanza: sensazione, effetto e spettacolo, ecco di cosa si tratta. Stilisticamente, M si avvicina ripetutamente a quello che Sergej Eisenstein ha descritto come un “montaggio delle attrazioni”: è costantemente alla ricerca di stimoli rapidi e appariscenti che facciano scontrare l’ideologia incombente con gli effetti, gli shock e gli stimoli dell’arte cinematografica. Joe Wright mette in scena incredibili coreografie di gruppo, come aveva già eccellentemente dimostrato in altri film come Anna Karenina, intreccia materiale d’archivio in scene frenetiche che non conoscono sosta e corrono incessantemente verso l’abisso.La serie mostra un processo di seduzione e la discesa nel fascismo in questo italian fantasy cinematicamente esagerato che brilla di colori malaticci in montaggi ed eccessi così spasmodici che i fatti storici e le idee dei singoli attori passano rapidamente in secondo piano.

Se il romanzo di Antonio Scurati si legge come una cronaca, un libro di saggistica, la serie punta principalmente a evocare stati d’animo. E qui M si salva per un soffio dalla mera riproduzione della propaganda e dell’estetica fascista. Non mancano riproduzioni di scene che fanno largo riferimento a personaggi dell’epoca, l’amico Gabriele D’Annunzio, il poeta Marinetti, i nuovi parametri estetici di un Futurismo che rimane un po’ sullo sfondo a favore del tourbillon generale. Ma una riflessione nasce subito spontanea: se è davvero una critica stilizzare il fascista Mussolini come il protagonista emergente di un’epica gangsteristica alla moda. In effetti lo show contrasta questo aspetto guardando ripetutamente, almeno nei primi episodi, dietro le quinte dell’autodrammatizzazione fascista ed esponendo i calcoli insensibili degli adepti di Mussolini nelle loro azioni individuali, con uno show che viene messo in scena senza pause proprio per demistificare il fascismo; allora il rapido montaggio delle attrazioni diventa un mezzo coerente per catturare ed estetizzare l’era degli estremi, delle rivoluzioni in competizione e delle esperienze del mondo che crollano e si muovono a spirale. E ci riesce in un modo molto radicale e senza incertezze. M – Il figlio del secolo è una provocazione e uno scandalo annunciato: la serie trascina il suo pubblico sul ring, e se tutto si rivela talvolta volgare e depravato è solo per amore della verità.