Il romanzo thriller Profluvio di Luca Viozzi inizia con delle premesse affascinanti: ci troviamo in Italia, nelle Marche, nel mezzo di un diluvio che sta flagellando la regione; l’autore racconta con dovizia di particolari di questa calamità devastante, mostrando le conseguenze della furia della natura e ponendola, nel corso dell’opera, in relazione simbolica con la furia umana, che a volte può essere ancora più crudele e distruttiva. Nel mezzo di questa catastrofe naturale incontriamo la giovane Elena, matricola all’università di Ancona. La madre della ragazza è da poco deceduta; suo padre non si è ancora ripreso e versa in una grave condizione depressiva: quando il genitore chiama la protagonista dicendo di non trovare più sua moglie e di volerla andare a cercare, Elena capisce di doversi immediatamente recare a San Benedetto del Tronto, per tentare di arginare la situazione.

Non ha fatto però i conti con la terribile tempesta che non accenna a diminuire: Elena, coraggiosamente, si mette in macchina e comincia a guidare ma, la sua piccola utilitaria, nulla può contro il furore del vento, la pioggia battente e i detriti che si sono accumulati in strada. Elena deve fermarsi, prima di rischiare seriamente la vita. Tale è quindi la premessa di questo avvincente romanzo: una ragazza piena di buone intenzioni che decide, per amore verso il proprio padre, di sfidare la furia della natura, e la brutale evidenza dell’impossibilità per l’essere umano di ribellarsi ad essa. Elena trova rifugio in una chiesa: quale posto migliore per sentirsi al sicuro, finché le condizioni meteo non migliorino? Luca Viozzi ci ricorda però di non confidare ciecamente nelle nostre certezze, e di guardare sempre oltre l’apparenza delle cose: quel luogo simbolo di accoglienza e protezione, infatti, nelle mani di un bravo scrittore può diventare il peggior posto in cui cercare riparo.

All’interno della chiesa vi sono tre persone: il parroco, un’anziana in preghiera e un uomo che Elena giudica immediatamente come poco raccomandabile; gli scambi tra i quattro personaggi sono tesi ed equivoci, e l’intera atmosfera che regna in quel luogo è malata, opprimente, sbagliata. Elena lo avverte, e anche il lettore: l’autore gioca con i picchi di tensione regalandoci una narrazione inquietante, in cui a un certo punto spunta la vittima di un atroce assassinio, compiuto sicuramente da uno dei tre personaggi. Ma chi sarà tra di loro il colpevole? È il più ovvio, o forse il più insospettabile? Sarà Elena a dover svelare l’arcano, mentre dovrà anche imparare a gestire la paura e lottare per restare viva.

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